A passo deciso con Gesù

Commento alla liturgia della Domenica a cura di Bruno Pennacchini XXX Domenica del tempo ordinario - anno B

Le immagini dell’andare e del fermarsi, del partire e del tornare, caratterizzano la liturgia di questa 30a domenica del Tempo ordinario. Tutto è in movimento. Nella prima lettura, il profeta Geremia coglie sulla bocca del Signore promesse di ritorno in patria, rivolte agli abitanti di Gerusalemme, esiliati di Babilonia: “Li riconduco… li raduno dall’estremità della terra… tra loro ci sono anche il cieco e lo zoppo… ritorneranno… Erano partiti nel pianto, io li riporterò fra le consolazioni… per una strada in cui non inciamperanno”. L’accenno al cieco prelude alla narrazione evangelica, dove ritroveremo anche il motivo della strada.

Il Salmo responsoriale ci riguarda da vicino; con le sue parole rispondiamo, come trasognati, al compiersi delle promesse di Dio anche nella nostra vita. Non ci saremmo aspettati tanto: avevamo cominciato, tremando di angoscia e paura; ora gli stiamo dinanzi nell’allegria della festa. Su questo sfondo, la lettura evangelica ci fa rivivere il “miracolo” del cieco di Gerico, che abbiamo sentito raccontare fin dai tempi dell’asilo infantile. Oggi cercheremo di osservarlo da vicino, senza fretta, non trascurando alcun dettaglio. Marco presenta l’episodio come un momento del cammino di Gesù verso Gerusalemme, dove sta per essere accolto trionfalmente, ma dove subirà anche la sconfitta della morte; ma poi l’esaltazione nella vittoria della risurrezione. Il testo inizia dicendo che “giunsero a Gerico”.

La strada consueta che i pellegrini provenienti dalla Galilea seguivano nei pellegrinaggi rituali al Tempio correva lungo la vallata del Giordano. La città di Gerico era un punto di raccolta prima di iniziare la salita che, attraverso il deserto della Giudea, conduceva a Gerusalemme. Anche Gesù e i discepoli vi fecero tappa. Qualcuno ha immaginato che potesse essere un venerdì sera; il sabato avrebbero riposato in città, secondo la Legge, e la domenica mattina avrebbero ripreso il cammino, insieme alla folla dei pellegrini. Fu in questo frangente che incontrarono un mendicante cieco; cosa per altro assai comune all’epoca. La cecità e la mendicità di solito andavano insieme. Marco, oltre a precisarne il nome, Bartimeo, sottolinea, non certo a caso, che il cieco “sedeva lungo la strada”. Non è difficile immaginare che, sentendo passare gente, abbia domandato che succedeva. Gli dissero che passava Gesù di Nazareth. Al che cominciò a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Provarono a tacitarlo, ma senza successo.

Del resto, Gesù andava avanti deciso – come abbiamo saputo l’altra domenica (Mc 10,32) – e tutti avevano fretta di arrivare nella Città santa, alcuni per devozione, altri per assistere alla sperata presa del potere da parte del Messia. Non c’era tempo d’interessarsi a un cieco. A Gesù invece questo cieco interessa, si ferma e lo fa chiamare: “Chiamatelo!”. Lo chiamarono e gli dissero: “Ti chiama”. Notare: in meno di una riga, il verbo chiamare si ripete tre volte. Nemmeno questo è a caso. Vedremo. Non se lo fece dire due volte; buttò via il mantello, fece un salto e venne da Gesù, che gli domandò: “Che vuoi che io ti faccia?”. La stessa domanda aveva fatto ai figli di Zebedeo (Mc 10,37).

Loro avevano chiesto il potere politico, che fu loro rifiutato. La gente della folla probabilmente pensò che Bartimeo avrebbe chiesto al Maestro una consistente elemosina. Lui, che sapeva di non potere perdere l’occasione, sparò molto più alto: “Che io riabbia la vista!”. Gli fu accordato a causa della sua fede. La narrazione si conclude, dicendo che “subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada”. Bartimeo non è più un cieco che siede lungo la strada, ma un vedente che lo segue sulla strada. Non più seduto ma in cammino insieme ai discepoli verso Gerusalemme, divenuto discepolo lui stesso. Il fatto che la tradizione storica ne abbia conservato il nome, è segno probabile che era noto ai cristiani, come membro della comunità, ancora ai tempi di Marco.

Come abbiamo avuto occasione di sottolineare altre volte, gli evangelisti, partendo da fatti storicamente accaduti, imbastiscono catechesi fondamentali. Bartimeo è un cieco, seduto lungo la strada a mendicare qualche spicciolo per sopravvivere alla giornata. Marco vede in lui ogni uomo o donna incapace di muoversi, perché non vede il senso del proprio esistere. Allora siede lungo le strade della vita, mendicando qualche spicciolo di gratificazione giornaliera dai passanti. Poi un giorno accade che su quelle strade passi Qualcuno che si interessa al suo muto gridare. Lo chiama, lo mette in piedi, gli restituisce il senso del vivere. La strada non è più il luogo della mendicità, ma del cammino. Seguire Gesù sulla strada: questo trasforma un tizio o una tizia qualsiasi in discepolo. A questo è necessario essere chiamati. Chiamati ad essere discepoli di Gesù.

 

AUTORE: Bruno Pennacchini Esegeta, già docente all’Ita di Assisi