A Roma per “dire” la dignità del lavoro

I 7.500 cittadini di Terni che si recano a Roma come pellegrini alla tomba di Pietro, per ricevere una parola e una benedizione da Papa Francesco, rappresentano non solo gli abitanti della città e diocesi di san Valentino, ma tutti gli abitanti dell’Umbria. Ho detto “cittadini” e “abitanti”, perché ciò che caratterizza questo pellegrinaggio è il lavoro, un valore e un pezzo di vita umana che unisce tutti e per tutti è segno di maturità e benessere. Nel lavoro c’è l’operaio e l’imprenditore, il singolo e la famiglia, il bene privato e quello pubblico, la natura delle cose e l’intelligenza delle persone, il genio del singolo inventore o tecnico o imprenditore e la manualità intelligente e vigile dei lavoratori. Nel lavoro l’uomo e la donna sentono di valere, di essere vivi, di fare qualcosa che vale per sé e per gli altri, fanno esperienza del proprio essere attraverso il fare e della propria identità personale nella necessaria integrazione con gli altri e con tutto il sistema produttivo. La dignità del lavoro e la centralità che occupa nelle società uscite dalla stadio primitivo fino alla rivoluzione post-industriale, accomunano cristiani e credenti di altre fedi, religiosi e atei ed esprime anche la “compagnia” tra chi svolge un ruolo di imprenditore che ha bisogno di operai, e persone che hanno solo energie umane da spendere, e hanno bisogno di chi promuove e organizza il lavoro, e anche la congiunzione tra opera privata mossa da interesse proprio e opera pubblica inerente l’utilità pubblica. A Terni si celebrano i 130 anni dell’inizio di attività delle Acciaierie. Sono anni segnati da storie importanti di ordine umano, tecnico industriale, economico e politico. Non si può dimenticare che il complesso industriale delle Acciaierie segna la modernità della città di Terni e dell’Umbria in generale, nel bene e nel male, a partire dalla produzione bellica e dall’inquinamento ambientale, nel continuo sforzo di operare aggiornamenti e trasformazioni di prodotti e tecniche produttive che accomunano la nostra storia con quella delle grandi città più avanzate dell’Europa. Non si può dimenticare, soprattutto, come questa grande struttura di produzione di acciaio, unica al mondo, cui si sono aggiunte nella città altre aziende, è stata fonte di vita e di sviluppo per generazioni di lavoratori e delle loro famiglie. Il tema del lavoro, anche per l’attuale situazione di incertezza e di crisi, di cui si è fatto efficace interprete il vescovo Vecchi, è dominante e condiviso da tutta la comunità, scuole, parrocchie, gruppi ecclesiali e caritativi, come è condiviso ilriconoscimento della paternità morale e spirituale di Papa Francesco. Non è la prima volta che i ternani e gli umbri si recano presso la Sede apostolica, né infrequente la visita dei Papi a Terni e in Umbria, e ciò che ora si ripete non fa che consolidare la nostra identità di terra che appartiene a un comparto civile, spirituale e culturale unico al mondo, di cui dovremmo essere consapevoli e responsabili nella ricerca di una coerenza di comportamenti e di relazioni che possano favorire la concordia, la collaborazione e il superamento di ogni forma di chiusura e di campanilismo. Con questo auspicio tutta l’Umbria di Francesco va con Terni da Papa Francesco.

AUTORE: Elio Bromuri