Agli anziani si deve essere grati

PAPA FRANCESCO. Le catechesi del mercoledì sul tema della famiglia

famiglia-nonniAll’udienza generale di mercoledì in piazza San Pietro, Papa Francesco – sempre nell’ambito delle catechesi sulla famiglia – ha tenuto la prima di due riflessioni sul tema degli anziani. (Testo completo su www.vatican.va).

“Grazie ai progressi della medicina – ha detto – la vita si è allungata; ma la società non si è allargata alla vita. Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare loro posto, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità. Finché siamo giovani, siamo indotti a ignorare la vecchiaia, come se fosse una malattia da tenere lontana. Quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se siamo malati, se siamo soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani” Ma “gli anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare!”.

“In Occidente – ha proseguito – gli studiosi presentano il secolo attuale come il secolo dell’invecchiamento: i figli diminuiscono, i vecchi aumentano. Questo sbilanciamento ci interpella, anzi è una grande sfida per la società contemporanea. Eppure una cultura del profitto insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una ‘zavorra’”.

Quindi un ricordo personale: “Una volta, da bambino, la nonna ci raccontava la storia di un nonno anziano che nel mangiare si sporcava con la minestra perché non poteva portare il cucchiaio bene alla bocca. Il figlio, ossia il papà di famiglia, aveva deciso di spostarlo; ha fatto un tavolino in cucina, dove [il nonno] non si vedeva, perché mangiasse da solo… Pochi giorni dopo, trovò il suo figlio più piccolo che giocava con il legno e il martello e i chiodi. ‘Cosa fai? – Faccio un tavolo, papà. – Un tavolo, perché? – Per averlo quando tu diventi anziano, così puoi mangiare lì’. I bambini hanno più coscienza di noi!”.

“Nella tradizione della Chiesa – ha aggiunto Bergoglio – vi è un bagaglio di sapienza che ha sempre sostenuto una cultura di vicinanza agli anziani, una disposizione all’accompagnamento affettuoso e solidale in questa parte finale della vita. Tale tradizione è radicata nella sacra Scrittura… La Chiesa non può e non vuole conformarsi a una mentalità di insofferenza, né tanto meno di indifferenza e di disprezzo nei confronti della vecchiaia. Dobbiamo risvegliare il senso collettivo di gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità”.

E ha concluso: “Fragili siamo un po’ tutti, i vecchi. Alcuni però sono particolarmente deboli, molti sono soli, e segnati dalla malattia… Faremo per questo un passo indietro, li abbandoneremo al loro destino? Una società senza prossimità, dove la gratuità e l’affetto senza contropartita vanno scomparendo, è una società perversa. La Chiesa, fedele alla Parola di Dio, non può tollerare queste degenerazioni. Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima. Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani”.