Alle prese con tante idee fuorvianti di Chiesa

don-gianni-colasantiDa quando La Voce ha iniziato questa rubrica dal titolo “Volto di misericordia: la Chiesa raccontata dai preti”, credo di aver seguito tutti gli interventi fatti dai diversi sacerdoti. Conoscere quello che fanno i confratelli sparsi per l’Umbria, sapere come vivono la loro vita, sentire i giudizi che danno delle varie situazioni era un soddisfazione per la mia curiosità e per il desiderio di indagare e di confrontarmi.
Non ho mai pensato, mentre leggevo, che potevo essere invitato a dire la mia… Ora che questo è avvenuto, mi trovo davanti a una scelta: quella del taglio da dare. Raccontare gli incarichi che ho ricoperto o ciò che ho fatto da quando sono stato ordinato nel 1963 o ciò che faccio nel presente, credo che possa essere di nessuna rilevanza. La normalità, direi, è stata ed è la cifra della mia vita.
Mi piace allora di più confrontarmi su come io abbia recepito, da parte dei vari ambienti in cui sono vissuto e nei quali vive la totalità o quasi dei confratelli (ambienti di operai, studenti, fedeli delle parrocchie, colleghi di scuola, giovani e adulti di associazioni cattoliche… persone ricche e povere, colte e meno colte…), circa il modo di vedere la Chiesa e di giudicarla.
Una prima impressione che, purtroppo, è negativa, è che la Chiesa viene vista in ogni ambiente come una grande “macchina del potere” spesso, se non sempre, funzionale a scopi economici.
Certamente tale posizione non trova supporto nella teologia, ma nemmeno nella storia e in una ricognizione più puntuale della società odierna. Tuttavia è una presa di posizione che dà a pensare, almeno per quelle “escrescenze” che possono dare appiglio a tali interpretazioni. Del resto, così mi sembra, anche all’interno della Chiesa ci sono fermenti che avvertono che qualcosa c’è da fare per aiutare a superare una certa percezione negativa della Chiesa stessa.
Si parla tanto, ad esempio, di “sinodalità”. Sembra la parola magica del momento. Questa parola indica un modo di gestire il servizio dell’autorità nella Chiesa che non può essere autoreferenziale da parte delle cosiddette gerarchie. Significa un reale coinvolgimento dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici della diocesi nella conduzione della vita della Chiesa. Ma quanti sono i vescovi oggi capaci di fare un cammino veramente sinodale? A leggere qualche giornale, non pochi vescovi italiani nemmeno con il Papa fanno un cammino sinodale: tante e gravi sono le perplessità che esternano nei riguardi della sua conduzione.
Non mancano poi coloro che danno della Chiesa una valutazione largamente positiva. Sono coloro che la vivono e la descrivono – per usare il linguaggio di Papa Francesco – come uno dei pochi, se non l’unico, “ospedale da campo” del nostro tempo. A essa sentono che possono affidare le proprie speranze, a essa si possono portare le proprie attese sia di carattere materiale sia di carattere morale, spirituale, culturale. Il Vangelo della misericordia è il nuovo ossigeno che è entrato nei polmoni di molti e ha riattivato la capacità di respirare.
Non mancano però neppure coloro che, all’interno della Chiesa, vivono questo momento con grande paura. Si fanno sentire sempre più forte coloro che parlano di Papa Francesco come di novello “barbaro” venuto a destabilizzare la solidità dell’edificio costruito con la pazienza, la virtù, la verità dei bei secoli andati. Non mancano coloro che per affermare un’idea – talora la loro idea -, neppure ispirata al Vangelo, occultano i fatti. Nella situazione attuale, non manca chi parla dell’esistenza di uno scisma in atto.
Ci sarebbe da aprire tutto il capitolo degli indifferenti, sempre più numerosi in ogni ambiente. Quanti giovani appartengono a questa categoria! Vedere tanti giovani alla Gmg è stata un’iniezione di speranza. Resta però che l’indifferenza di tanta parte della gioventù è uno dei maggiori crucci per coloro che si interrogano su come oggi la Chiesa possa trovare la sua collocazione e svolgere la sua funzione.
Forse mi sono fatto prendere da un eccesso di schematizzazione e semplificazione nella lettura dei vari vissuti che possono essere fotografati, e che sono sicuramente più articolati di quanto risulta dalla presente ricognizione. Sarei interessato se ci fossero su questo versante degli interventi, tanto più importanti, almeno per me, se andranno in direzioni diverse da quelle segnalate. Arrivare a una visione più rispondente alla realtà non può che fare bene.

AUTORE: Don Gianni Colasanti