Anche in Umbria si fa sentire la crisi idrica

In alcuni casi si è già dovuto ricorrere alle autobotti

Sarà necessario imparare a convivere con quantità di acqua via via minori, adattando le abitudini quotidiane alla necessità di evitare gli sprechi e preservare un bene che sta diventando sempre più prezioso. Negli ultimi mesi, anche in Umbria la crisi idrica si è fatta sentire, a causa della continua siccità che ha interessato persino il periodo invernale dell’anno. Una situazione decisamente atipica. La pioggia è caduta molto di rado e per poco tempo. Nella nostra regione si calcola che, negli ultimi sei mesi, le precipitazioni siano state la metà di quelle registrare nello stesso periodo dello scorso anno. Un dato fornito nei giorni scorsi da Fausto Rondolini, presidente del Consorzio acquedotti di Perugia, nel corso di un incontro sull’emergenza idrica organizzato tra comuni e società che gestiscono i servizi idrici. La mancanza di pioggia ha determinato un impoverimento delle falde acquifere. I pozzi e le sorgenti che riforniscono i rubinetti delle nostre case – secondo Rondolini – sarebbero infatti al limite del livello di guardia, con serie ripercussioni sull’erogazione dell’acqua. In alcuni casi, seppure limitati, si è dovuto già nei giorni scorsi ricorrere alle autobotti e con l’arrivo dell’estate la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare. Per questo l’amministrazione regionale umbra ha insistito perché la Conferenza dei presidenti delle Regioni italiane chiedesse al Governo il riconoscimento dello stato di calamità naturale. Anche il Consorzio per la bonifica umbra ha lanciato l’allarme con uno slogan: ogni agricoltore deve utilizzare non più di un secchio d’acqua. Un’affermazione neanche troppo paradossale e campata per aria. Oltre al problema della disponibilità idrica per le aziende agricole, l’Umbria soffre la carenza di acqua su altri due fronti. L’area del Trasimeno, per i bisogni delle coltivazioni ma anche per il turismo, e l’approvvigionamento di acqua potabile in generale. Per quanto riguarda il lago, la situazione è ormai cronica: il livello nei giorni scorsi era sceso a meno 112 centimetri rispetto allo zero idrometrico e le piogge di questa settimana non hanno invertito quasi per niente la tendenza negativa. Il rischio è che nei prossimi mesi sia compromessa la stessa capacità di movimento dei traghetti che rendono possibili i collegamenti con le isole lacustri. Per quanto riguarda l’acqua potabile nei rubinetti di casa, sono in sostanza due le cause dell’emergenza. Da una parte molte sorgenti che dovrebbero alimentare gli acquedotti ormai sono a secco o quasi. Dall’altra, le reti idriche di gran parte dei comuni umbri disperdono enormi quantità di acqua che quindi non riescono ad arrivare a destinazione. Dunque, non è più possibile rinviare un ripensamento dei modi di utilizzo dell’acqua. Nelle abitazioni di ognuno di noi, dove piccoli accorgimenti quotidiani possono ridurre notevolmente il consumo della preziosa risorsa. Ma anche nei campi, specie nell’area del Trasimeno, dove sarà necessario favorire la conversione di colture che richiedono una forte irrigazione, in favore di coltivazioni che si accontentano di poca acqua.

AUTORE: Daniele Morini