Arte sacra nelle chiese di oggi: parliamone

In Umbria un gruppo di esperti si interroga sul futuro dell’arte applicata alla liturgia

Siamo un gruppo di amici che vivono la propria esperienza di cristiani in stretta relazione con il loro fare arte, lavoriamo nell’ambito della pittura, della scultura, dei paramenti liturgici. Provenienti da diversi cammini di fede, abbiamo iniziato ad incontrarci mossi dal bisogno di mettere in comune le nostre esperienze. Nelle conversazioni, le prime domande che ci siamo posti, molto sentite da ognuno di noi, sono state queste: come riusciamo a conciliare il nostro fare arte con la nostra fede? Come si può vivere ed esprimere la propria fede attraverso l’arte? Di conseguenza a queste prime questioni per noi fondamentali, si sono aperte altre strade, altre tracce da sviluppare e sulle quali riflettere. Il nostro desiderio di esporle pubblicamente nasce dal bisogno di ascoltare altri pareri, in un dibattito aperto, e conoscere il pensiero dei fedeli, dei consacrati, dei sacerdoti, dei vescovi, soprattutto all’interno della nostra diocesi. Le nostre chiese sono piene di affreschi, sculture, tele, suppellettili, di raffigurazioni di santi ed episodi delle loro vite, di opere d’arte che “raccontano” gli episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Questi, come scrisse l’allora cardinale Joseph Ratzinger nel testo Introduzione allo Spirito della liturgia non sono “affatto semplici immagini di eventi passati… ma una forma di racconto che, facendo memoria, attualizza una presenza (Haggada)”, quella di Dio.

Il Concilio Vaticano II nella Sacrosantum Concilium fa una chiara distinzione sui termini da utilizzare, distinguendo tra arti liberali (le belle arti), arte religiosa, che si distingue dalla prima perché rappresenta temi religiosi, e arte sacra considerata il vertice dell’arte religiosa, più strettamente legata alla liturgia ed alla preghiera. L’architettura delle nostre chiese e le immagini sono un importante mezzo per accompagnare la liturgia, la preghiera pubblica e quella privata; se non adempiono a questo possono, al contrario, distrarre, allontanare o in alcuni casi essere un forte elemento di disturbo. Osservando molte chiese costruite negli ultimi decenni e le opere all’interno di esse, ci chiediamo se alcuni principi dell’arte moderna e contemporanea siano conciliabili con la Sacrosantum Concilium, con l’essere cristiani e con l’arte sacra. Per esempio la necessità di esprimere se stessi, di avere un proprio linguaggio e un proprio stile, la continua esasperata ricerca di essere originali, porta a una infinità di stili e modi rappresentativi che possono essere una potenziale ricchezza ma possono portare anche ad una babele di linguaggi dove la comprensione e la comunicazione diventano difficili.

Quando si parla di arte sacra il riferimento principale è la Scrittura. Attraverso le immagini la Parola si fa visibile ed entrambe sono a servizio della comunità dei fedeli. L’arte nelle nostre chiese non deve, di conseguenza, essere chiara e comprensibile a tutti? Dal più colto al meno colto, dall’esperto al meno esperto, dal bambino all’anziano? Confrontarsi con la cultura contemporanea, con l’arte contemporanea, può portare a non tenere conto di cosa si vuole comunicare nel modo migliore e di come farlo? Sarebbe interessante in questa sede sapere cosa pensano i parroci e le comunità parrocchiali dell’architettura della loro chiesa e delle immagini che vi sono dentro. L’arte spesso viene presentata come qualcosa che ci deve spiazzare, confondere, rompere i nostri pregiudizi, farci vedere quello che non avremmo mai pensato di poter vedere. Ma ci chiediamo: può la non-comprensione diventare un valore in sé? Non dobbiamo nel nostro presente provare a discernere, imparare a separare ciò che ha un valore da ciò che non vale? E ancora, può la firma dell’artista o dell’architetto affermato essere unica garanzia della validità dell’opera? Nella tradizione cristiana troviamo le immagini “non fatte da mano d’uomo” (acheiropoietos), come le icone bizantine. Ora, nell’arte sacra l’artista dovrebbe rimettere le sue mani a servizio del Signore e della Chiesa, farsi guidare da essa.

L’artigiano artista può e deve cercare di soddisfare le richieste del committente e collaborare con esso mettendo da parte il proprio io creativo (senza chiaramente annullarlo), riporre la propria autoaffermazione a favore di un dialogo con la Chiesa, con gli storici dell’arte, i teologi, i liturgisti, i pastori. Sarebbe bello poter creare delle scuole di arte sacra, come raccomanda la Sacrosantum Concilium, dove poter approfondire la riflessione su questi temi. Un ultimo pensiero sulla relazione tra arte e fede. Il credente vive un’esperienza difficilmente comprensibile da chi non crede. Ora, ci si può domandare come possa realizzare opere per la Chiesa un artista che non sperimenta la fede. Capiamo bene che non si può chiudere le porte a tutti quegli architetti, pittori, scultori e artisti in genere, che non hanno questo vissuto, ma pensiamo anche che non si debba arrivare a ritenere questo aspetto per nulla rilevante. La riflessione teologica, soprattutto nella seconda metà del Novecento, sottolinea l’assenza di un’adeguata considerazione dei fenomeni artistici nella Chiesa cattolica, avanzando l’idea che l’arte sacra possa essere affidata all’artista credente o non credente, purché vero creatore capace di parlare all’uomo moderno, mostrando che l’autentica e perciò libera espressione artistica, potesse mettere in contatto anche l’uomo contemporaneo con le verità cristiane.

Queste idee, sulla carta, sono molto belle e pienamente condivisibili, (come tutta la riflessione su questi temi della nostra Chiesa di quegli anni, che tra i protagonisti ha visto lo stesso papa Paolo VI), sono espressione di una grande liberalità, la conseguenza potrebbe però essere una forte perdita di identità. Nel nostro presente possiamo osservare i risultati concreti che tali aperture hanno prodotto. Senza pregiudizio vi invitiamo a cercare con internet o con altri mezzi, le chiese costruite e le immagini sacre all’interno di esse, nate dopo gli anni Sessanta e condividerne insieme le impressioni. Guardare soprattutto quelle della nostra diocesi e della nostra regione; invitiamo tutti anche a osservare le immagini che accompagnano le letture del nuovo Lezionario. Gli interrogativi e le riflessioni che portiamo in questo articolo sono quelle che da anni poniamo a noi stessi, spesso senza trovare risposta. Sarebbe bello aprire un dialogo, ricevere altri contributi, con sincero e aperto spirito di servizio.

 

AUTORE: Giada Mariotti, Francesca Minciaroni, Giovani Raffa, Laura Renzi, Luca Santanicchia