Battuti, ci ridiamo su

I nostri maldestri tentativi di estirpare il vizio orribile della bestemmia sono stati miseramente battuti. Tutti. Allora la nostra impotenza ci ha suggerito di… riderci su. Incredibile ma vero! Se è “orribile”, come fai a riderci su? Eppure è così che sono fiorite tutte una serie di barzellette sul tema, leggende tardo-provinciali che non possono ambire a diventare leggende metropolitane. Nella mia città fu noto a tutti l’episodio di quell’anziano, notissimo imprenditore edile, peraltro buon frequentatore di chiese, che andò dai carabinieri per pagare la multa che gli era stata elevata per aver bestemmiato in pubblico. Visto che il Carabiniere Riscuotente non aveva moneta per restituirgli il resto, gli disse: “Non fa niente, il resto me lo bestemmio più tardi!”. Notissimo poi l’episodio di quel carrozziere, che…Stava finendo di riparare l’auto di un turista, incidentata. Era venuta veramente bene. Ma bisognava fare presto, il sigore doveva ripartre. Bella! Ultima operazione: il fissaggio di una modanatura delle fiancata destra. Ahimè! Il cacciavite gli sfuggì di mano provocando sulla superficie traslucida un sbrego a forma di unghiata d’orso marsicano. Le pareti dell’officina di quell’amabilissimo artigiano erano tappezzate delle immagini dei Santi ai quali era più devolto. Essi gli avevano insegnato tante cose buone, ma non uno straccio di tecnica per dominare l’ira. Fu così che, lanciato lontano il cacciavite, li staccò rapidamente, uno a uno, tutti, e li strinse nella morsa alla quale lavorava ogni giorno. “Voglio il sangueeee!!!” gridava con voe fortissima e roca, le tonsille a metà bocca.Poi si sedette. Sbuffava come un treno a vapore. Poi, un quarto dora dopo, li rimise tutti a posto, uno per uno. Non senza averli baciati. Uno per uno. Leggende tardo-provinciali, meno truci e più casarecce rispetto a quelle metropolitane. Tutt’altra cosa quella che vide come protagonista mio padre. Era il 7 settembre del 1968 quando un infarto se lo portò via. Al termine della veglia funebre, la zia Ada, un perugina con la quale ci vedevamo molto raramente, disse, alludendo al babbo e allo scrupolo con il quale assolveva alla sue pratiche di pietà: “E pensare che il povero Adamo è stato un gran bestemmiatore!”. Silenzio. Sconcerto. Nessuno di noi quattro figli ne aveva avuto sentore. Mamma s’era ben guardata dal farne trapelare la benché minima notizia. Tutt’altra cosa. Ne riparliamo.

AUTORE: Angelo M. Fanucci