Cammino irreversibile

DIRITTI UMANI. La 'Dichiarazione universale' dal 1948 a oggi

Per un lunghissimo periodo di tempo non c’è stata al mondo altra autorità riconosciuta nel concedere e negare diritti umani che non fosse il singolo Stato. Per la prima volta sessant’anni fa, con la Dichiarazione dei diritti dell’Onu, almeno teoricamente i diritti sono stati riconosciuti ad ogni uomo indipendentemente dallo Stato a cui appartiene. Oggi ufficialmente la Dichiarazione del 1948 è stata recepita da quasi tutti gli Stati del mondo. Tuttavia ci vuole coraggio a sostenere che i diritti dell’uomo sono oggi universalmente applicati, oltre che universalmente dichiarati. In almeno un quarto dei Paesi del mondo si continua a far sparire o ad arrestare i nemici politici, oltre che praticare la tortura. Le persone tenute di fatto in condizione di schiavitù, come domestiche o come lavoratori senza limiti di orario, sono ancora decine di milioni. Oltre 200 milioni di bambini lavorano regolarmente nel mondo, centinaia di migliaia sono sfruttati sessualmente soprattutto in Estremo Oriente, decine di migliaia sono costretti a combattere nelle guerre più diverse e a decine di milioni di bambine è stato proibito di nascere in Asia una volta individuate come tali all’ecografia prenatale. In alcuni Stati si corre ancora il rischio di essere condannati a morte per apostasia, mentre in situazioni sempre più frequenti si può quasi impunemente perseguitare fino anche all’assassinio chi appartiene ad una minoranza religiosa. E tuttavia, nonostante tante sconfitte, l’affermazione dei diritti si fa strada seppure lentamente e faticosamente, in virtù anche dei meccanismi che la Dichiarazione del 1948 ha messo in moto. La Dichiarazione dei diritti ha permesso che si creasse al di sopra degli Stati un’istanza superiore a cui si potesse ricorrere, impedendo così che ogni libertà non solo potesse morire, ma rimanere anche sepolta all’interno di uno Stato. La Dichiarazione universale ha dato il via alla nascita di centinaia di organizzazioni non governative impegnate ad operare sul terreno dei diritti umani, che sono servite da organo di pressione sull’opinione pubblica, d’informazione al di fuori degli Stati e di consulenza per la stessa Onu. La lotta per i diritti umani avviene anche intorno al modo di funzionare dell’Onu. La Commissione Onu per i diritti umani, che pure era nata su pressione delle organizzazioni non governative americane, è diventata spesso non solo una sede per condannare, ma anche un’occasione per autoassolversi con la forza del numero e il mercato dei perdoni reciproci fra le nazioni di uno stesso continente o della stessa tendenza ideologica.La battaglia condotta nove anni dall’ex segretario Kofi Annan, perché l’Onu ottenesse un diritto d’ingerenza all’interno degli Stati, quando gli stessi Governi si rendessero responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, è stata per il momento una battaglia persa di fronte al fuoco di sbarramento condotto contro questa proposta dagli Stati più autoritari, in nome di quel rifiuto dell’universalità dei diritti, considerata ‘imperialismo culturale’, che oggi rappresenta la minaccia ideologica più insidiosa contro l’applicazione dei principi della Dichiarazione. Solo l’istituzione del Tribunale internazionale, cinque anni fa, ha costituito un parziale deterrente almeno per i ‘crimini contro l’umanità’. La Dichiarazione dei diritti umani segnò a suo tempo una tappa importante anche per la difesa di due diritti intorno a cui oggi tanto si discute soprattutto in Europa. L’articolo 16 è molto esplicito sul tema della famiglia (‘La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società ed ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo stato’) e l’articolo 3 è altrettanto categorico (‘Ogni individuo ha diritto alla vita’). E queste definizioni venivano in un momento in cui il diritto alla vita per i disabili e i malati cronici era stato negato con l’eugenetica o con l’eutanasia non solo nella Germania hitleriana, ma anche più o meno segretamente in altri Paesi occidentali.

AUTORE: Romanello Cantini