Cannaiola di Trevi. Sulle orme del beato Bonilli, prete povero di “periferia”

Cannaiola era la comunità più povera della piana spoletina, dove nessuno voleva andare. Là invece fece domanda per trasferirvisi un giovane don Pietro Bonilli, di cui il paese quest’anno festeggerà i 30 anni dalla beatificazione (24 aprile) e il 130° anniversario dalla nascita dell’ordine religioso che segue il suo carisma (il prossimo13 maggio) “Essere famiglia, dare famiglia, costruire famiglia”: questo era il motto di don Pietro Bonilli (1841-1935), parroco di Cannaiola di Trevi per 34 anni, apostolo della famiglia, fondatore dell’Istituto delle suore della Sacra Famiglia di Spoleto. Proprio quest’anno, il 24 aprile, ricorrono i trenta anni della sua beatificazione e il 130° anniversario, il 13 maggio, (a pag. 22 il programma della ricorrenza) di nascita dell’ordine religioso che segue il suo carisma e che ancora si propaga in Italia, in Africa, in Asia e in America Latina.

Umbria Radio trasmetterà in diretta la messa celebrata domenica 22 aprile alle ore 10 nella chiesa parrocchiale del Beato Bonilli in Cannaiola di Trevi. La celebrazione sarà preceduta da uno speciale radiofonico interamente dedicato alla parrocchia, alla sua storia, alle attività pastorali, alle famiglie e alla vita in generale della comunità locale.

Don Pietro Bonilli per dirla con Papa Francesco, è stato un prete di “periferia”. Ha sognato e cercato di realizzare una Chiesa povera e per i poveri. A 22 anni, sacerdote novello, fece domanda per andare parroco nella comunità più umile della piana spoletina, Cannaiola, dove nessuno voleva andare e che era vacante da tempo. Lì si è chinato sulle innumerevoli ferite di quel popolo: mancanza di lavoro, pratica diffusa dell’incesto, alcolismo e analfabetismo, solo per citarne alcune. Persone emarginate che hanno conquistato e scaldato il cuore di questo giovane prete.

Per loro si è fatto maestro e fratello e come il buon pastore si è caricato sulle spalle queste pecorelle curando le loro piaghe con amore e tenerezza, senza mai distogliere lo sguardo dal Signore. Una grande passione animò il suo ministero: l’amore per la Sacra Famiglia. Gesù, Maria e Giuseppe erano i tre personaggi da imitare e da seguire. Li portò in tutte le case di Cannaiola, li volle come icona nella chiesa parrocchiale, li mise al centro della sua azione pastorale. Non esitò ad accogliere nella canonica di Cannaiola il giovane Luigi Plini, orfano, povero e che nessuno voleva. Papa Francesco oggi definirebbe Plini uno scarto della società. Bonilli lo curò come padre premuroso perché, come scrive il suo biografo don Luigi Fausti, “era un uomo dalla carità senza limiti, si accostava ai bisogni dei suoi simili e per essi si sacrificava”. Dopo questo ragazzo, la tenerezza e la misericordia di don Pietro hanno abbracciato innumerevoli poveri, orfani, ciechi e sordomuti, disabili. A loro ha garantito il calore di una casa, l’istruzione religiosa e scolastica, l’integrazione nella società e poi infine il lavoro.

Possiamo dire che l’opera iniziata dal Bonilli – segnata dalla bontà, dalla gratuità e dalla concretezza è ancora viva oggi in tanti ambiti della pastorale, tra cui quella familiare. Se don Pietro fosse qui in mezzo a noi ci direbbe che è opportuno, oltre alla giusta e imprescindibile cura dei poveri, un sussulto di impegno nella pastorale familiare, incoraggiando, consolando, medicando le piccole chiese domestiche dei nostri giorni. Scriveva che “tutti piangono il decadimento e la dissoluzione della famiglia, tutti confessano che gli umani rimedi sono inefficaci a ricostruirla. Un solo farmaco salutare è riserbato a sanarla, cioè il ritorno alla imitazione della Sacra Famiglia di Nazaret…Non ci stanchiamo di raggiungere questa nobile meta, finché non corriamo tutti all’unità dei pensieri e degli affetti conforme alla concordia che regnava tra Gesù, Maria e Giuseppe…”.

Parole di un’attualità incredibile.

Concludendo, possiamo dire che il Bonilli è stato il prototipo di quello che Papa Francesco chiama un “prete con l’odore delle pecore”, un prete convinto che tutto l’amore e tutta la misericordia che si possono donare agli altri vengono dall’Eucaristia.

 

AUTORE: Don Sem Fioretti, parroco-rettore di Cannaiola di Trevi