Cara Santina

Santina, questa è una lettera aperta. Una lettera indirizzata a Lei, che fa un mestiere d’atri tempi , la sarta, e che pochi giorni fa ha perso suo marito Antonio, morto per le conseguenze di una caduta dal piccolo mezzo agricolo con il quale accudiva con cura affettuosa quella vostra piccola vigna che, da quando era andato in pensione, era diventato il suo hobby gioioso.Santina, Lei ha un nome d’altri tempi. Nulla della “modernità” di Clarisssa, o di Jessica (o, meglio, Gessica), o di Debora, o di Katia (o, meglio, Catia). Gaia, Samaritana. No, un nome d’altri tempi. Ma Lei non è la donna d’altri tempi, no: è la donna di sempre. La donna, senza aggettivi. Donna da domina. Ho conosciuto a volte, soprattutto tra la gente cosiddetta “umile”, autentici signori, autentiche signore, gente che la vita la domina con la quieta forza dei semplici. Ero a casa sua per dirle una parola d’amicizia e di consolazione, a Lei e sua figlia Beatrice. Momenti di silenzio prezioso, in cui, con gli occhi a terra, si rimpiange e si pensa. “Vede, in 36 anni di matrimonio l’amore tra me a Antonio è cresciuto tutti i giorni”. Silenzio. La prima lacrima s’è affacciata sugli occhi di Beatrice. Silenzio. “Tutti i giorni. Abbiamo avuto anche noi le nostre baruffe, abbiamo commesso anche noi i nostri errori, Ma l’amore tra Antonio e me è cresciuto tutti i giorni”. Poche persone riescono a sintetizzare in termini così essenziali una vita intera. Tutti i giorni. Ma non dicevano, Lorsignori, quelli che dalla TV formano l’opinione pubblica, che il matrimonio è la tomba dell’amore? “La mattina dell’incidente gli ho detto: Antonio, diciamoci il rosario, prima di alzarci!”. Lo facevano spesso. “Ma è tardi, Santì’!”. “Allora lo diciamo svelti svelti”. Ancora una lacrima sul ciglio di Beatrice. Il “Rosario svelti/svelti”: è una novità anche nel Paradiso del buon Dio, che pure ne ha viste tante di novità, e ha rimandato al mittente quelle presunte. Al culmine di una crescita umana e di coppia che non ha conosciuto arresti, lassù è arrivato Antonio. Un po’ quel pacato sorriso che portava in volto, un po’ questa storia del “Rosario svelti svelti”…: insomma, l’hanno accolto con un applauso. Mi creda, Santina. Io l’ho sentito, con questi orecchi, quell’applauso.