Castello. Festa dei Patroni con mons. Marconi

DIOCESI. Per la festa dei santi patroni Florido e Amanzio, la messa è stata celebrata da mons. Marconi
Mons. Nazzareno Marconi durante il pontificale
Mons. Nazzareno Marconi durante il pontificale

Iniziate domenica 9 novembre con il concerto in cattedrale della schola cantorum “A. M. Abbatini” e della Cappella musicale della basilica di Assisi, le celebrazioni dei Patroni tifernati sono culminate nella tradizionale messa del 13 novembre. Due sono state le novità che hanno caratterizzato il pontificale di quest’anno: il ritorno in diocesi del vescovo di Macerata, mons. Nazzareno Marconi – che ha presieduto l’eucarestia – e la nuova illuminazione del duomo superiore.

Durante l’omelia mons. Marconi ha presentato alcune peculiarità che hanno contraddistinto i tre santi patroni di Città di Castello: Florido, Amanzio e Donnino.

“Florido – ha affermato il vescovo di Macerata – è vissuto durante un momento storico grave, e ci insegna che non bisogna avere paura delle crisi: davanti a esse possiamo spaventarci e arrenderci, o farne occasioni di rinnovamento. Davanti alla crisi Florido lotta, si dà da fare e ricostruisce la città. Non ha restaurato ciò che era rimasto in piedi: ha posto le fondamenta di una nuova città. La crisi di oggi, come cristiani, ci invita a porre le basi di un mondo nuovo, più giusto, e che non scarti le persone. I nostri Santi ci affidano la responsabilità di fare passi decisi e illuminati dal Vangelo, non tanto per vivere l’oggi, ma per porre le fondamenta del domani”.

“Amanzio invece – ha aggiunto – ci insegna il valore della carità. Società che non sono caritative, che non si aprono al dialogo e al confronto, sono delle società che non costruiscono il futuro. San Donnino, infine, era un eremita, che ha dedicato la sua vita a Dio. Donnino ci insegna un grande valore che oggi stiamo dimenticando: il silenzio. C’è bisogno di recuperare uno spazio di silenzio e di ascolto di Dio e degli altri”.

“La nostra cattedrale – ha ricordato mons. Cancian all’inizio della celebrazione – non è solo un patrimonio culturale, ma è simbolo del popolo tifernate, che qui si ritrova per pregare il Signore; anche per questo va conservata nella sua bellezza” ha detto in riferimento al nuovo impianto di illuminazione. E ha aggiunto: “I nostri Patroni ci raccontano con i fatti come la fede possa diventare storia e cultura di alto profilo, anche in momenti di crisi. Noi, oggi, siamo incoraggiati dal loro esempio e siamo chiamati a fare la nostra parte”.

Assieme alla nuova illuminazione, realizzata dalla diocesi

, il 13 novembre sono state accese anche le nuove luci di piazza Gabriotti e dei palazzi antistanti al duomo, realizzate dal Comune tifernate.

AUTORE: Francesco Orlandini