Catechesi del Papa: il volto di Dio

Catechesi sul Credo. Prosegue la serie speciale del Papa per l’Anno della fede
Il Cristo detto “Santo Volto” di Lucca
Il Cristo detto “Santo Volto” di Lucca

Benedetto XVI, durante l’udienza generale di mercoledì (testo completo su www.vatican.va), ha svolto una catechesi sulla rivelazione del volto di Dio. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica Dei Verbum – ha ricordato – afferma che l’intima verità di tutta la rivelazione di Dio risplende per noi ‘in Cristo, che è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la Rivelazione’ (n. 2).

“L’Antico Testamento – ha proseguito – ci narra come Dio, dopo la creazione, nonostante il peccato originale, nonostante l’arroganza dell’Uomo di volersi mettere al posto del suo Creatore, offre di nuovo la possibilità della sua amicizia, soprattutto attraverso l’alleanza con Abramo e il cammino di un piccolo popolo, quello di Israele, che Egli sceglie non con criteri di potenza terrena, ma semplicemente per amore. È una scelta che rimane un mistero, e rivela lo stile di Dio che chiama alcuni non per escludere altri, ma perché facciano da ponte nel condurre a Lui… Nella storia del popolo di Israele possiamo ripercorrere le tappe di un lungo cammino in cui Dio si fa conoscere, si rivela, entra nella storia con parole e con azioni. Per questa opera Egli si serve di mediatori, come Mosè, i profeti, i giudici, che comunicano al popolo la Sua volontà, ricordano l’esigenza di fedeltà all’alleanza e tengono desta l’attesa della realizzazione piena e definitiva delle promesse divine”.

Il Papa ha quindi sottolineato come la rivelazione del volto di Dio racchiuda sinteticamente la novità del Nuovo Testamento: “Dio si può vedere, Dio ha manifestato il suo volto, è visibile in Gesù Cristo. In tutto l’Antico Testamento è ben presente il tema della ricerca del volto di Dio”. Eppure “la religione ebraica, proibendo del tutto le immagini, perché Dio non si può rappresentare, sembra escludere totalmente il ‘vedere’ dal culto e dalla pietà. Che cosa significa allora per il pio israelita cercare il volto di Dio, pur nella consapevolezza che non può esserci alcuna immagine di Lui? Da una parte si vuole dire che Dio non si può ridurre ad un oggetto”, ma “neppure si può mettere qualcosa al posto di Dio. Dall’altra, però, si afferma che Dio ha un volto, cioè è un Tu che può entrare in relazione, che non è chiuso nel suo Cielo a guardare dall’alto l’umanità. Dio è certamente sopra ogni cosa, ma si rivolge a noi, ci ascolta, ci vede, parla, stringe alleanza, è capace di amare. La storia della salvezza è la storia di Dio con l’umanità, la storia di questo rapporto di Dio che si rivela progressivamente all’uomo, che fa conoscere il Suo volto”.

Ha quindi ricordato la preghiera di benedizione ascoltata nella liturgia del 1° gennaio: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,24-26). “Lo splendore del volto divino – ha detto il Papa – è la fonte della vita, è ciò che permette di vedere la realtà; la luce del suo volto è la guida della vita. Nell’Antico Testamento c’è una figura a cui è collegato in modo del tutto speciale il tema del ‘volto di Dio’: si tratta di Mosé. Ebbene, nel capitolo 33 del libro dell’Esodo, si dice che Mosé aveva un rapporto stretto e confidenziale con Dio. In forza di questa confidenza, Mosè chiede a Dio: ‘Mostrami la tua gloria!’, e la risposta di Dio è chiara: “Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome… Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo… Tu vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere’ (vv. 18-23). Da un lato, allora, c’è il dialogo faccia a faccia come tra amici, ma dall’altro c’è l’impossibilità, in questa vita, di vedere il volto di Dio, che rimane nascosto”.

“Qualcosa di completamente nuovo – ha proseguito – avviene, però, con l’Incarnazione. La ricerca del volto di Dio riceve una svolta inimmaginabile, perché questo volto si può ora vedere: è quello di Gesù, del Figlio di Dio che si fa uomo. In lui trova compimento il cammino di rivelazione di Dio iniziato con la chiamata di Abramo, Lui è la pienezza di questa rivelazione perché è il Figlio di Dio, è insieme mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione (Dei Verbum, 2), in lui il contenuto della rivelazione e il Rivelatore coincidono. Gesù ci mostra il volto di Dio e ci fa conoscere il nome di Dio”.

Anche per gli atei

L’espressione “nome di Dio” – ha spiegato Benedetto XVI – “significa Dio come Colui che è presente tra gli uomini. A Mosè, presso il roveto ardente, Dio aveva rivelato il Suo nome, cioè si era reso invocabile, aveva dato un segno concreto del suo esserci tra gli uomini. Tutto questo in Gesù trova compimento e pienezza”. “Il desiderio di conoscere Dio realmente – ha aggiunto più avanti il Papa, parlando a braccio – cioè di vedere il volto di Dio, è insito in ogni uomo, anche negli atei, e noi abbiamo forse inconsapevolmente questo desiderio di vedere semplicemente che è, che è per noi. Ma questo desiderio si realizza seguendo Cristo: così vediamo ‘le spalle’ (Esodo 33,23) e vediamo infine anche Dio come amico, il suo volto nel volto di Cristo”.