Cattolici ricostruiscono la politica

Intervista a mons. Bassetti sull’incontro che si terrà il 17 ottobre, a Todi sulla ‘buona politica’. Attesi 110 partecipanti, e tra questi nessun politico. L’incontro è promosso dal Forum delle associ

L’hanno ribattezzata “la Cosa bianca”, gli “Stati generali di un nuovo partito”, una riedizione aggiornata della Democrazia Cristiana, intenzionata a far cadere il governo del premier Berlusconi. La riunione di Todi, del 17 ottobre, promossa dal Forum delle associazioni cattoliche (Acli, Cisl, Cdo, Confartigianato, Coldiretti, Confcooperative, Mcl) non è nulla di tutto ciò, ma un seminario a porte chiuse sulla ‘buona politica’, alla presenza del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Abbiamo parlato dell’incontro con mons. Gualtiero Bassetti, vicepresidente della Cei e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve.  Eccellenza, sono ancora in molti a vedere nell’incontro di Todi il tentativo di costituire un partito cattolico…“L’incontro del 17 a Todi è un’iniziativa buona, voluta da cattolici che seguono con attenzione il Magistero dei vescovi. Si tratta di una legittima iniziativa che, laici cristiani impegnati nel sociale, hanno preso di loro spontanea volontà. A noi Vescovi sta a cuore favorire la crescita della consapevolezza nei cattolici che l’impegno politico deve essere svolto con spirito di servizio, senza interessi personali, perché la politica è un alto esercizio della virtù della carità. Non è compito dei Vescovi – il presidente della Cei, card. Bagnasco insieme al segretario, mons. Crociata, lo hanno chiaramente ribadito – mettere in piedi governi, abbatterli o fondare partiti. Tutto ciò non rientra nella nostra missione. L’intenzione è suggerire e favorire una riflessione sul bene comune, sulla giustizia, sull’attenzione ai giovani e ai poveri. Dal momento che la nostra missione, oltre all’annuncio del Vangelo e all’amministrare i sacramenti, consiste anche nell’aiutare ciascuna persona, o gruppi di persone, a trovare quelle strade che devono essere percorse in funzione del bene di tutti. Abbiamo il compito di fare questo discernimento e il dovere di dire anche una parola sulla vita politica nel nostro Paese, riferendoci a quei principi fondamentali e non negoziabili quali la vita, la persona umana, la famiglia che stanno alla base del bene comune. L’auspicio è quello di una politica con la ‘p’ maiuscola, come la intendeva Paolo VI.  Ritrovarsi attorno alla dottrina sociale della Chiesa potrà mettere d’accordo le diverse anime del cattolicesimo sociale italiano? “L’incontro di Todi con la presenza di tante anime del cattolicesimo italiano è un tentativo buono e valido. Il rischio  da evitare è la frammentazione. Sarà importante ritrovare unità sui principi della dottrina sociale della Chiesa in un momento di incertezza e di sbandamenti come l’attuale. Non ci interessa favorire il ‘politichese’. Sono i dati a parlare, quelli contenuti nei dossier delle Caritas, che raccontano della precarietà sociale, che vediamo e sentiamo nei nostri centri di ascolto sparsi su tutto il territorio nazionale. Le stesse amministrazioni comunali si servono di questi dossier. Abbiamo il dovere di rappresentare una situazione di povertà e di degrado morale preoccupante. Se non si provvede in tempo cosa accadrà dopo?”.  Non teme le accuse di ingerenza nella vita politica italiana che potrebbero arrivare da più parti dopo questo incontro? “Pazienza. Peggio sarebbe che poi si dicesse che abbiamo taciuto. Ripeto, la Chiesa non ha nessuna intenzione di fondare partiti. Ci potrà essere anche chi cercherà di strumentalizzare questo incontro a seconda dei propri scopi (anche per ovviare a ciò, è stato scelto di non invitare esponenti politici). Importante però è ritrovarsi insieme per proporre idee, percorsi, strade di una politica di alto profilo”. L’esempio che viene dalla politica in questo periodo è negativo. Il card. Bagnasco lo ha messo in evidenza nella sua prolusione al Cep. Non c’è il rischio che i giovani si allontanino da questo orizzonte di impegno?“I giovani vanno educati alla politica come è avvenuto in passato. Se fu possibile rimettere in piedi Stato italiano, dopo la guerra, ciò avvenne perché c’erano tante persone educate al senso civico in seno all’Azione Cattolica che, anche sotto un regime duro come quello fascista, aveva svolto il suo compito fino in fondo: promuovere e far maturare il laicato perché fosse in grado di assumersi le sue responsabilità civili”.  Rivalutare figure come De Gasperi, La Pira, Don Sturzo può contribuire a rilanciare l’impegno politico tra i cristiani? “Ne sono fortemente convinto. Le personalità citate sono state veri uomini politici e cristiani autentici. La Chiesa sta portando sugli altari Giuseppe Toniolo e sono in corso le cause di beatificazione per La Pira e De Gasperi. Questi ultimi hanno preso parte alla Costituente. Essi ed altri, ispirandosi al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa, hanno fortemente contribuito ad elaborare i principi fondamentali della Costituzione italiana”.  Si parla molto delle scuole di formazione alla politica che stentano ancora a decollare nelle diocesi italiane, perché? “Da tempo ormai la Conferenza episcopale italiana sta incoraggiando queste esperienze, avviate già in diverse diocesi. Una sollecitazione forte ci è arrivata dalla Settimana Sociale di Reggio Calabria. Le Settimane sociali hanno lo scopo di alimentare questi laboratori di pensiero che sono le scuole di politica, oggi indispensabili. Non si tratta di interessarci tanto alla sociologia, ma alla teologia morale, che tratta dei problemi fondamentali legati al bene comune e alla vita di tutti”. A quando una pastorale della politica? “Credo si debba andare per gradi e far maturare nei laici cristiani una nuova coscienza che li porti ad assumersi fino in fondo le loro responsabilità. Solo così potranno gradualmente nascere nella Chiesa nuove proposte, necessarie a sostenere un valido servizio alla politica”.

AUTORE: Daniele Rocchi