Cave gualdesi: chiusura definitiva?

Gualdo Tadino. Il Comune sospende le attività per irregolarità e inadempienze

Cava-Gualdo-TadinoLa decisione era nell’aria già da qualche tempo, ma fa giustamente clamore l’ordinanza del Comune di Gualdo Tadino con la quale viene disposta, per il momento in via cautelativa, la sospensione dallo scorso 24 aprile di tutte le attività di “recupero ambientale” – in pratica di sfruttamento – per almeno quattro cave della montagna gualdese, che erano state al centro di furiose polemiche, ricorsi ed esposti per presunte irregolarità o inadempienze da parte della ditta appaltatrice dei lavori. Il tutto, dopo una segnalazione da parte della Banca d’Italia, la quale ha rimarcato come una fideiussione versata nel 2009 dalla società Fidimpresa per conto della ditta concessionaria dei lavori di bonifica, la Mancini Cave, non avrebbe mai dovuto essere escussa, in quanto a tale società non è consentito “l’esercizio di prestazione di garanzie” nei confronti di enti pubblici. Da qui il blocco dei lavori, che andavano ormai avanti dal 2010, senza che – come ha a più riprese denunciato il comitato No Cave di Gualdo Tadino – la ditta esecutrice abbia mai versato un solo euro di concessione nelle casse comunali. In pratica, per tre anni, giorno e notte, intere colonne di camion hanno trasportato a valle centinaia di migliaia di metri cubi di roccia calcarea dalla montagna gualdese, senza che la collettività abbia ricevuto nulla almeno in risarcimento del danno ambientale. Benché, infatti, la concessione consistesse in una “bonifica” di cave già sfruttate fino ad una ventina di anni fa, sarebbe stata consentita alla ditta l’estrazione di qualche milione di metri cubi di roccia. “Una ditta ha scavato tre anni e s’è portata via tonnellate di materiale in maniera pressoché illegittima; chi pagherà il conto economico e ambientale?” stigmatizza, in un comunicato stampa, il capogruppo di Rifondazione comunista Gianluca Graciolini, chiedendo le dimissioni immediate per il Sindaco e la Giunta. I quali, in una nota in risposta, accusano Graciolini e il comitato No Cave di “populismo”, facendo notare come la sospensiva sia stata adottata dal Comune dopo una nota di Bankitalia “esplicitamente richiesta dall’Amministrazione comunale”, che ha dimostrato di essere un ente che “che vigila, controlla e adotta provvedimenti” e non va dunque etichettata come “svenditrice della montagna gualdese”. Il merito è, dunque, conteso. Sta di fatto che, dopo esposti e ricorsi al Tar, ora il viavai di camion carichi di calcare giù dalla montagna gualdese cesserà, molto probabilmente per sempre.

La vicenda

Forse è al capolinea la pirandelliana vicenda delle cave. Chiuse a furor di popolo negli anni Ottanta, furono riaperte per volontà della precedente Amministrazione comunale (di sinistra) con lo scopo di rimpinguare le casse comunali rese esangui da un numero abnorme di dipendenti. Guadagno mai riscosso dalla nuova Amministrazione (di destra), prima contraria e, vinte le elezioni, favorevole alla loro “bonifica” (leggi: sfruttamento) ma, alla fine, costretta a revocare la concessione per una grave irregolarità amministrativa.

AUTORE: Pierluigi Gioia