Che bello! Ma …

Il dono più gradito che mi è arrivato per Natale è stato un libro di ridotte dimensioni e di grandi contenuti. Gradito, graditissimo, più del maestoso Chivas Regal che troneggia da dietro ai (troppi e troppo inutili) libri della mia biblioteca e silenziosamente formula un augurio biforcuto: a se stesso, un augurio di morte lenta, e a me, suo potenziale divoratore, un augurio parallelo, di lunga vita, grazie a bevutine da passero implume al posto delle “sgonzate” di una volta. Per i 78enni non può che essere così, come da là in fondo minacciano le transaminasi, sempre pronte ad azzannarti il fegato.Il libro è intitolato I teologi che hanno fatto il Concilio.  L’ho preso in mano, e le mani mi tremavano, perché il libro non parla dello svolgimento e dei contenuti del Concilio, ma della sua preparazione immediata, sul piano valoriale e non solo su quello organizzativo. In buona sostanza, il libro fa riferimento a quella decade 19501960 nel corso della quale il dialogo teologico si arroventò grazie alla deflagrazione innescata dall’enciclica Humani generis di Pio XII. Fuoco di sbarramento contro le “false” nuove teorie che “minacciavano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica e della stessa fede”. La bombarda, puntata ad alzo zero contro la Nouvelle Théologie dei Gesuiti della Scuola di Lione e contro Le Saulchoir, centro studi della Provincia domenicana di Francia, sparava accuse pesanti di neo-modernismo, soprattutto in tema di teorie evolutive che, una volta introdotte nell’ordito della teologia, l’avrebbero distrutta. Ed era quello il periodo che avevo vissuto di persona nella facoltà di Teologia dell’ateneo Lateranense, promosso a università del 1959.

Ed ero lì, con i miei compagni di seminario, nella basilica di San Paolo, quel 25 gennaio 1959, alla celebrazione mondiale dei pueri cantores. Migliaia di bambini, venuti da ogni parte del mondo, cantarono in maniera da meritare l’accompagnamento dei violini in mano agli angeloni di Benozzo Gozzoli. Ma dovemmo subito dimenticarlo, quel canto, quando ci fulminò la notizia che Papa Giovanni dopo la messa, in sagrestia, al gruppetto di cardinali presenti aveva confidato la sua intenzione di convocare un Concilio ecumenico. Così, en passant . Già. C’è chi, se deve programmare una lezione di spiritualità monastica a monache ottantenni, dopo pranzo, quando Morfeo è in agguato, entra in agitazione come se dovesse dar vita a un Concilio ecumenico. E c’è chi, come Papa Giovanni, convoca un Concilio ecumenico come se dovesse dar lezione di spiritualità monastica a suore ottantenni, dopo pranzo, ancora Morphaeo triumphante.

Che bello! Ma…

 

AUTORE: Angelo Maria Fanucci