Che cosa offre il Vaticano a Roma

Ho sentito per radio un giornalista commentare acidamente il fatto che il Vaticano “non dà un euro” al Comune di Roma per contribuire alle spese e ai disagi cui il Comune, poverino, deve far fronte quando ci sono i grandi raduni di fedeli. Che spese e disagi ci siano è vero: dalla nettezza urbana alla vigilanza, ai trasporti; come sempre, quando si muovono tutte insieme decine o centinaia di migliaia di persone. Ma è anche vero che i fedeli sono in genere persone educate e pulite, e non credo che dopo la Via crucis al Colosseo si sia trovato un tappeto di cocci di bottiglie di birra e altre lordure, come dopo un concerto rock, o come ogni mattina nella fascia tra piazza Navona, piazza Farnese, Campo dei fiori e Trastevere. I servizi di ordine e di assistenza sono svolti, oltre che dalla polizia statale e municipale, da drappelli di volontari di organizzazioni religiose, come l’Ordine di Malta. Comunque, se proprio si vuole fare un discorso pratico ed economico, sull’altro piatto della bilancia si dovrà pur mettere tutto quanto il cosiddetto turismo religioso porta a Roma; a cominciare dai “romei” dell’Alto Medioevo per proseguire con i pellegrinaggi giubilari inventati da Innocenzo III nel 1300. Oggi come oggi, ogni pernottamento a Roma, purché registrato, porta una tassa di 2 euro che l’albergatore riscuote e versa direttamente al Comune. Più il fiume di denaro che va a osti, negozianti, addetti ai servizi, e professionisti dell’accattonaggio. Beninteso a Roma c’è anche un turismo “laico”, redditizio anche quello; ma è difficile scindere le due cose. Anche il turista miscredente viene per vedere non solo il Foro romano ma pure le opere di Caravaggio, Michelangelo, Bernini, Borromini, Bramante: tutte di ispirazione religiosa, commissionate da Papi e cardinali, testimonianze di fede. Quanto resterebbe a Roma, e quanti ci verrebbero ancora, se si cancellassero tutte le tracce storiche del cristianesimo, oltre che la presenza attuale del Papa? Chiedo scusa se faccio un discorso in soldoni, ma a certe polemiche bisogna rispondere a tono.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani