Commenti al decreto Salvini

Biffoni (Anci): “Con le grandi concentrazioni di migranti si generano tensioni sui territori”

Preoccupa i sindaci italiani la possibile “maggiore concentrazione della presenza degli stranieri” sul territorio, conseguenza del decreto Salvini, “e il venir meno della clausola di salvaguardia, quel criterio, cioè, che parametrando il numero di ospiti al numero di abitanti salvaguardava la convivenza degli uni e degli altri, questione centrale per i sindaci che della vivibilità dei territori sono primi garanti”.

Così Matteo Biffoni, delegato dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) per l’immigrazione. Per Biffoni, “sono proprio i centri come i Cas ad aver creato più malcontento tra la popolazione, per l’eccessivo impatto sulle comunità e la mancanza di adeguati percorsi di integrazione. Non sono opinioni, sono fatti, puntualmente riportati dalla stampa.

Non comprendiamo il senso di questa scelta”, prosegue il delegato Anci, evidenziando che “anche la revisione del sistema dei permessi umanitari, secondo noi, si sarebbe potuta effettuare ma tutelando i nuclei familiari, le categorie vulnerabili e infine condizionando la concessione a una reale volontà di integrazione”.

Biffoni rileva poi che sul sistema di accoglienza “il Governo ha deciso di andare avanti da solo. Di non parlare con i Comuni, che ad Anci hanno espresso in maniera inequivocabile tutta la loro preoccupazione, anche di tenuta dell’ordine pubblico, di insicurezza, di lacerazione della coesione sociale”.

Russo (Acli): “Norme che rischiano di creare ancor più irregolarità di quella già esistente”

“Il decreto sicurezza sui migranti sembra presentare molte criticità senza risolvere il problema della regolazione dei flussi”. Così Antonio Russo, consigliere della Presidenza nazionale Acli con delega all’immigrazione, commenta il contenuto del decreto Salvini approvato dal Consiglio dei ministri.

“Emergono infatti – spiega Russo – delle violazioni del diritto internazionale, come ad esempio l’abolizione della protezione umanitaria, che si vorrebbe sostituire con un criterio assolutamente arbitrario, come quello dei meriti civili.

Chi decide se un atto socialmente rilevante è meritevole di dare al migrante che lo compie lo status di rifugiato?” chiede Russo, per il quale “sembra che sia legata a princìpi di arbitrarietà anche la norma secondo cui verrà tolto lo status di rifugiato al migrante che commette un reato per il quale è stato condannato solo in primo grado, abolendo di fatto un diritto fondamentale come la presunzione di innocenza, prevista fino al terzo grado di giudizio.

Un’altra norma contenuta nel decreto che reputiamo lesiva di un diritto fondamentale della persona, come la libertà, è quella che porta il termine di permanenza nei Centri di accoglienza da 90 a 180 giorni”. In sostanza, “tutte queste norme – conclude Russo – rischiano di creare ancor più irregolarità di quella già esistente, anche a causa del dilatamento dei tempi che si avrà con l’aumento dei ricorsi”.

Cir: “Scelte contrarie ai diritti delle persone riconosciuti dalla Costituzione”

Le misure contenute nel decreto Salvini, “se confermate, andranno a deteriorare pesantemente il livello di protezione, il sistema di accoglienza e le possibilità di integrazione di quanti arrivano nel nostro Paese perché bisognosi di protezione”. È quanto afferma il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) in una nota nella quale si dice “fortemente preoccupato per i contenuti del decreto immigrazione approvato oggi dal Consiglio dei ministri. Tra le misure introdotte ve ne sono alcune che, pur segnando un arretramento sul livello dei diritti garantiti, si muovono nel quadro normativo internazionale e nazionale.

Altre – dichiara Mario Morcone, direttore del Cir – che sono contrarie al buon senso. Ma quelle che più ci allarmano, sono quelle contrarie ai diritti delle persone. Misure che – spiega – costituiscono un pericoloso indirizzo, come quelle relative alla militarizzazione del tema asilo e alla cittadinanza”. Secondo il direttore del Cir, “il decreto va infatti a colpire diritti solennemente riconosciuti dalla nostra Costituzione, e potrebbe avere conseguenze su temi che vanno al di là della questione migratoria.

Comunità Papa Giovanni: “L’annullamento della protezione umanitaria è una scelta grave”

“L’annullamento della protezione umanitaria è una scelta grave che spinge verso forme di esclusione sociale i migranti più vulnerabili” commenta Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23).

“Il sistema di accoglienza e integrazione Sprar è considerato all’estero un’eccellenza italiana” rileva ancora Ramonda, per il quale “la sua destrutturazione espone il Paese a un aumento dell’irregolarità: il contrario di quel che vuol perseguire il Governo. La giusta necessità di governare in modo sostenibile l’immigrazione – conclude – non può andare a discapito della dignità, dei diritti e delle libertà delle persone che migrano alla ricerca di una vita migliore”.

Asgi, “volontà di restringere diritti e libertà e creare nuove forme di tensione sociale”

“Invitiamo tutte le istituzioni competenti a non consentire uno strappo così vigoroso ai principi della Costituzione italiana e ad aprire un serio dibattito sulle riforme necessarie in materia di immigrazione ed asilo in Italia ed in Europa”. Questo l’appello dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) che esprime “forte preoccupazione” per il  Decreto Salvini approvato lo scorso 24 settembre dal Consiglio dei ministri.

Sulla base del testo reso disponibile, l’Asgi sottolinea “la pericolosità della situazione che deriverebbe dalla pubblicazione ed eventuale conversione in legge di un testo del genere”, sia “per gli ampi profili di illegittimità propri della bozza di decreto”, sia per l’inopportunità “di assumere scelte frettolose e fortemente ideologiche, avulse dalle necessità concrete del Paese e che generano gravi ricadute sociali”.

Perplessità per il ricorso alla decretazione d’urgenza perché, si legge in un comunicato, “in relazione a quasi tutte le misure previste dal decreto legge non sussistono i presupposti di necessità di cui agli artt.72 e 77 della Costituzione”. Questo modo di procedere “è evidentemente rivolto ad impedire ogni confronto democratico sia in sede parlamentare, sia (soprattutto) nella società civile e tra le istituzioni maggiormente coinvolte da tale decreto”.

Sembra inoltre, continua il comunicato, “si voglia proseguire in scelte errate ed in odio agli individui, scelte che hanno già visto, anche in tempi recenti, organi costituzionali confrontarsi in una dialettica istituzionale” che ha reso evidente “una pericolosa involuzione del nostro sistema democratico basato sulla suddivisione dei poteri dello Stato” e sul rispetto per la persona.

Lampante, secondo i giuristi dell’associazione, la volontà di “restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociale”. Si tratta di provvedimenti non idonei “a combattere i trafficanti di esseri umani” mentre il rafforzamento del controllo di legalità sull’accoglienza dei richiedenti asilo non può essere fatto smantellando lo Sprar.