Caccia al tesoro in 4 passi

Commento alla liturgia della Domenica"FIRMATO" Famiglia XVII Domenica del tempo ordinario - anno A

Il Vangelo di questa domenica ci presenta tre brevi parabole che iniziano con la formula: “Il Regno dei cieli è simile a…”. Non si può perciò definire o spiegare in maniera esatta questo Regno, ma solo farne capire alcuni aspetti grazie a una serie di similitudini. Le prime due (la perla e il tesoro) hanno personaggi differenti ma dinamiche identiche: questa reiterazione ci porta a concentrarci ancora di più su quanto accade e a pensare che siamo davanti a una passaggio importante, che perciò vale la pena ripetere.

Lo sviluppo delle due narrazioni pone alla nostra attenzione quattro atteggiamenti che si ripetono: 1) si trova qualcosa di importante, 2) si va via, 3) si vende tutto ciò che si possiede, 4) si acquista il tesoro trovato. Per la nostra riflessione di questa domenica vorremmo soffermarci su questi quattro passaggi.

Trovare ciò che è importante. Torna uno dei temi a cui siamo affezionati, e che è sostenuto anche dalla prima lettura: il discernimento. Dio chiede a Salomone cosa vuole che Lui gli conceda. Il saggio re chiede un cuore docile che sappia discernere il bene dal male (1Re 3,9). Il cristiano non è chiamato a un gioco d’azzardo, a vendere tutto per qualcosa che non conosce, ma gli viene chiesto prima di tutto di conoscere, di trovare ciò che è importante, di “incontrare” Colui che può presentargli questo progetto di vita e, soltanto in seguito, di puntare tutto. La narrazione dell’incontro con il giovane ricco (Mt 19,16-22) ci conferma in questa direzione.

Una vita nel rispetto delle regole, poi l’incontro con Gesù, la richiesta di puntare tutto e seguirlo. Gesù non dà per scontato il nostro “sì”, tanto è il suo rispetto nei nostri confronti. Non una puntata cieca sfidando la sorte, ma un rischiare tutto per qualcosa che ora ci sfugge nella sua pienezza ma che un giorno si paleserà. Si tratta, è vero, di rischiare un po’, ma come ricorda Papa Francesco nella Evangelii gaudium al punto 3: “Chi rischia, il Signore non lo delude”.

Si va via. Una volta trovato il tesoro, i protagonisti non iniziano a saltare, mettersi in ginocchio, recitare lunghe preghiere, fare digiuni, ma con molta tranquillità covano nel loro cuore questa grande gioia e fanno in modo di avere quel tesoro; cercano di non farselo scappare. Iniziano a mettere in atto una strategia che permetta di stare sempre insieme al tesoro trovato. Questi sono gli atteggiamenti che dovremmo sostenere, senza tanti sbandieramenti di crocifissi, sguardi estasiati, svenimenti mistici, miracoli di coloro che accompagniamo nella ricerca del tesoro.

Vendere tutto. Questo passaggio ci aiuta in un punto che riteniamo di estrema importanza: l’attaccamento ai beni materiali. In questi anni abbiamo probabilmente perso di vista l’essenziale e abbiamo lasciato spazio a chi si è impegnato a scatenare in noi una lunga serie di “bisogni indotti”, cose a volte buone ma che ci hanno fatto perdere di vista che la felicità, il benessere vero non passa attraverso ciò che si possiede. Spesso, a ben pensarci, sembra quasi che le cose posseggano noi, che tante più ne abbiamo tanto più siamo attaccati a esse, non rendendoci liberi di scegliere per il bene ma per l’avere.

Il tema delle cose possedute e l’essere liberi di “camminare leggeri” (Lc 9,3) senza troppe zavorre materiali è una grande questione che noi adulti dovremo affrontare per poter educare al meglio i nostri figli. Probabilmente, grazie alla crisi, anche loro saranno costretti a camminare leggeri, e noi dovremmo dirgli che non è un male… anzi potrebbe essere un grande bene.

Si compra il tesoro trovato. Questo ultimo passaggio ci spinge alla riflessione rispetto alla passione che mettiamo nell’incontro con Cristo. A molti di noi sarà capitato di pensare a questa parabola quando ha incontrato la persona amata: quante volte abbiamo identificato l’amato con la perla preziosa, il tesoro trovato! La passione ci ha fatto dire che lei o lui erano la perla preziosa che avevamo trovato e che dovevamo fare di tutto per avere. Ci siamo fatti belli e abbiamo iniziato a pensare a come potevamo fare per conquistarla, perché potesse diventare parte importante della nostra vita. La passione ci ha fatto perseverare, brillare il volto, superare molti ostacoli.

Ma poniamoci ora la domanda: siamo innamorati del nostro Signore, della sua Chiesa, della Sua gente? Quanta passione abbiamo nei loro confronti? Siamo in un periodo di innamoramento, di passione, o ci sopportiamo come una vecchia coppia che sta insieme più per prassi che per amore? Momenti di “stanca” possono esserci, non si può essere sempre ardenti di passione, ma ci sembra comunque un aspetto che manca molto alle nostre comunità: a volte sembra che stiamo insieme per convenienza, perché non sapremmo cosa altro fare, e non emerge che siamo appassionati di Gesù e del suo messaggio.

AUTORE: Rita Pileri Stefano Sereni