‘Comunione’ e collegialità nella Chiesa

All'Istituto Teologico di Assisi si è svolto un seminario alla presenza di teologi dell'Ita e di altre facoltà italiane e numerosi studenti

Uno dei temi che emergono nella riflessione teologica del nostro tempo è quello della Chiesa come “comunione”, nella quale si evidenzia la dimensione della collegialità e della “sinodalità” e quindi della fondamentale fraternità di tutti i membri fondata sul battesimo che è per ogni credente la porta della salvezza e l’incorporazione a Cristo. Si tratta di una “comunione gerarchica” e, pertanto, non indifferenziata essendo diverse le membra del Corpo di Cristo, tutte onorevoli e tutte utili alla piena funzionalità del corpo, tanto che ogni membro ha bisogno dell’altro, come descrive Paolo nella prima lettera ai Corinzi, dove tratta dell’unità della Chiesa nella diversità dei carismi. Questa visione pacificamente condivisa nella Chiesa anche a livello ecumenico ha trovato difficoltà e ostacoli lungo la storia, quando non tutti i carismi sono stati debitamente riconosciuti essendo prevalso il carisma dell’autorità esercitato in modo esclusivo. Questo ha comportato conseguenze negative che hanno prodotto incomprensioni e scissioni. Nell’epoca moderna, nella Chiesa cattolica e nelle altre Chiese e comunità ecclesiali si è tornati a rimettere sul tappeto, sia in chiave teologica, sia in ambito giuridico, il tema per analizzarne tutti gli aspetti e le possibilità. Uno dei dati più significativi che sono emersi in questi anni dal Concilio Vaticano II ad oggi è il concetto di collegialità episcopale esercitata attraverso i sinodi dei vescovi convocati dal vescovo di Roma per il suo carisma di successore di Pietro. Ma altri aspetti di tale comunione sono rappresentati dai vari consigli di partecipazione, quali le conferenze episcopali regionali e nazionali, i consigli presbiterali e pastorali diocesani, i consigli parrocchiali e altri. Di questi argomenti si è trattato ad Assisi, giovedì sei maggio per tutta la giornata, in un seminario tenuto nella sede dell’Istituto teologico, presso il Sacro Convento, con la partecipazione di don Severino Dianich, della Facoltà teologica di Firenze e del canonista mons. Francesco Coccopalmerio, vescovo ausiliare di Milano. I lavori, introdotti da mons. Vittorio Peri, direttore dell’Istituto e conclusi da don Dario Vitali segretario dell’Associazione teologica italiana, sono stati animati da una approfondita discussione nella quale sono intervenuti teologi dell’Ita e altri venuti da facoltà e istituti dell’Italia centrale ed ha avuto una buona presenza di studenti. I risultati dell’incontro si possono considerare interessanti soprattutto per la rilevante consonanza tra dimensione teologica e normativa canonistica, contro l’opinione dominante secondo cui il Codice sarebbe un insieme di leggi positive della Chiesa, fredde e distanti dal profondo “mistero” che essa incarna per i credenti.

AUTORE: E.B.