Cristiani d’Europa

GIORNATA PACE. La libertà religiosa nel messaggio di Benedetto XVI per il 1° gennaio 2011

La libertà religiosa, che Benedetto XVI ricorda di nuovo essere fondamento della pace, è sempre stata intesa come il diritto di avere una fede che porta all’appartenenza a una comunità e che determina il modo di vivere. Senza il rispetto di questo diritto fondamentale, come spesso ci ha detto il Santo Padre, non potremo mai vivere veramente in pace. Per questo, come ricordava il Papa a Santiago de Compostela, “è una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua libertà”. Fare guerra a Dio e disprezzare la libertà religiosa in tutta la sua ampiezza, in fondo, è attaccare il cuore della pace perché, invece di liberare l’uomo, lo chiude in se stesso. Con il Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011, e con tanti altri suoi interventi, il Papa ricorda che lo scopo dei cristiani non è imporre la propria fede, ma poterla vivere e proporre a tutti liberamente. Questo implica, anzitutto, l’impegno di assumersi la responsabilità di testimoniare che vivere la fede liberamente genera dialogo e, quindi, dà consistenza alla pace. In Inghilterra, Benedetto XVI ha affermato che ci “sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica”. Ma il Papa non si è fermato al lamento e ha quindi continuato: “Vorrei pertanto invitare tutti voi, ciascuno nelle rispettive sfere d’influenza, a cercare vie per promuovere e incoraggiare il dialogo tra fede e ragione a ogni livello della vita nazionale”. Questo dialogo è imprescindibile ed esige da tutti, cristiani e non cristiani, un riconoscimento reciproco e la decisione di prenderlo seriamente. Ci si potrà allora chiedere: che cosa chiedono i cristiani all’Europa d’oggi? E che cosa chiede l’Europa ai cristiani? I cristiani chiedono di essere riconosciuti quali cittadini come tutti gli altri. Chiedono la libertà di pregare e di vivere secondo la propria fede, di pensare e parlare in accordo con la verità che riconoscono essere stata rivelata da Gesù Cristo. E quindi chiedono la libertà di educazione e la possibilità di annunciare la propria fede agli altri. Chiedono la libertà d’intervenire nella vita pubblica, nella politica, nei media, senza essere disprezzati, ridicolizzati o discriminati nel portare il proprio contributo per il bene comune. I cristiani chiedono all’Europa di non dimenticarsi delle proprie radici – la matrice cristiana che la identifica –, di non dimenticare che esiste il bene ed esiste il male, e che solo il bene può costruire una società solidale e giusta, in cui ogni persona ha un suo posto, vede rispettati i suoi diritti e può essere protagonista della propria vita. Il cristiano chiede anche alle istituzioni, governative e non governative, che siano attente alla realtà, ai problemi veri delle persone, che promuovano la giustizia e s’impegnino a trovare soluzioni per i nuovi problemi, rispettando i diritti di ogni persona, ma anche i valori nazionali. I cristiani, infine, chiedono all’Europa di essere nel mondo difensore dei valori fondamentali e dei diritti umani. Possiamo infine dire che l’Europa, affinché ci sia un vero dialogo con i cristiani, chiede a questi, prima di tutto, di essere veramente cristiani europei, di vivere la propria vita segnata dalla presenza di Dio nei loro cuori, che parlino di Gesù e di tutto quello che Lui insegna e che portino la redenzione al mondo con il linguaggio e il modo di essere propri dell’Europa. L’Europa chiede ai cristiani, oltre alle parole, di promuovere opere che testimonino l’amore di Dio. Ma, soprattutto, l’Europa ha bisogno che i cristiani, anche quando devono andare controcorrente, siano come il sale della terra e la luce del mondo, che testimonino sul proprio posto di lavoro, nella famiglia e nella vita sociale la loro fede, dalla quale scaturisce la nuova vita.

AUTORE: P. Duarte Da Cunha