Cultura contro l’aborto

Incontro del Movimento per la vita su 'Il significato di una legge e l'impatto educativo. Riflessione sulla legge 194'

Una cosa è certa: è tempo di aprire un dibattito per rivedere e, semmai, correggere i 22 articoli che compongono la legge 194 del 1978, ovvero ‘norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza’. Si tratta di una legge datata, frutto di compromessi politici che spesso annullano la dignità umana. Ancora una volta a Città di Castello si sono affrontati questi delicati problemi attuali, mediante un incontro, organizzato dal Movimento per la vita tifernate sotto la guida del presidente regionale Renzo Tettamanti, dal titolo ‘La società civile e i giovani. Il significato di una legge e l’impatto educativo. Riflessione su 30 anni di legge 194’, tenutasi presso la Sala consiliare del Comune il 17 novembre. Obiettivo di queste iniziative, ha detto più volte lo stesso Tettamanti, è quello di ‘rompere il silenzio che cala su tali argomenti, così da favorire una discussione aperta su una disposizione legislativa che nell’arco di trent’anni ha permesso l’uccisione di 5 milioni di nuove vite’. Simone Pillon, del Forum delle associazioni familiari umbre, ha riflettuto sulla pillola Ru486 che procura l’aborto chimico senza il ricovero della donna e l’intervento chirurgico. Pillon ha constatato che ‘con questa pillola l’aborto torna ad essere un problema della donna, e non a livello sociale. La legge 194 ha fatto purtroppo ‘cultura’, è passato un principio: la donna è lasciata sola dinanzi alla gravidanza’. Sull’importanza dell’educazione dei figli alla maternità da parte dei genitori è intervenuto Sergio de Vincenti. Padre di nove figli, de Vincenti ha ricordato che ‘l’importanza della relazioni umane nel rispetto della vita è un messaggio che i genitori hanno l’obbligo di dare ai loro figli. Contro l’odierna ipocrisia di persone che portano avanti battaglie contro la pena di morte, e poi dimenticano le condanne perpetrate nel loro Paese’. Anche la scuola, secondo de Vincenti, deve affrontare il tema della vita; si deve ‘chiedere un patto educativo serio per l’educazione dei nostri bambini, in quanto ci troviamo immersi nella cultura della morte dacché abbiamo perso la percezione dell’umano’. La studiosa Marina Casini, figlia di Carlo, presidente nazionale Mpv, ha spiegato in modo analitico il dettato della legge 194. ‘La legge ‘ ha detto ‘ è stata approvata sotto il segno della provvisorietà e dell’emergenza. Provvisorietà perché già si prevedeva una prossima riforma che invece in trent’anni non c’è stata; emergenza perché erano gli anni Settanta. Ricordiamoci soprattutto il caso del medico fiorentino Canciani, che fino al 1975 gestiva una clinica dove si poteva abortire con il supporto del Cisa, gestito dal Partito radicale’. A seguito dell’approfondita relazione della studiosa, si può concludere che è tempo di riformare la norma sull’aborto, anche perché si sono moltiplicate le conoscenze scientifiche e sono stati perfezionati strumenti e metodologie cliniche. Ricordiamo, come postilla conclusiva, che secondo un’inchiesta uscita di recente sul Corriere della Sera il numero degli aborti è in calo, ma sono ancora molti per le ragazze tra i 15 e i 17 anni, le quali spesso ricorrono alla ‘pillola del giorno dopo’ (che si assume entro 72 ore dal rapporto per impedire l’ovulazione). Sarebbero 1.000 le pillole assunte in Italia ogni 24 ore. La fascia d’età sopra menzionata dimostra quanto l’incontro promosso dal Mpv abbia centrato il persistente problema educativo, prima ancora che legislativo.

AUTORE: Saverio Freddi