Dal “triplice” Isaia a Gesù

Collevalenza. Meditazione biblica con mons. Nazzareno Marconi

Nonostante il perdurare delle avversità meteorologiche, a Collevalenza, nell’ambito delle celebrazioni per il 29° anniversario del transito di Madre Speranza, sabato 4 febbraio nel salone della Casa del Pellegrino mons. Nazzareno Marconi, rettore del Seminario regionale di Assisi – accolto da p. Aurelio Perez, superiore generale dei Figli dell’Amore Misericordioso – ha svolto una catechesi su “Mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri” (Is 61,2). Gesù nella sinagoga di Nazareth rivela ai suoi compaesani come abbia compreso la sua vocazione e la sua missione alla luce della Parola di Dio, e lo fa citando un bellissimo brano tratto dal profeta Isaia. Egli sente con chiarezza che ciò che il profeta dice, ciò in cui questo anonimo scrittore del post-esilio aveva riconosciuto la sua stessa vocazione e missione, si è di nuovo compiuto. Anzi in Gesù queste parole hanno raggiunto la loro definitiva pienezza. Lo ha detto mons. Marconi invitando ad approfondire il brano di Isaia, rileggendone le parole seguendo il loro cammino, cioè come si sono compiute nel profeta del 500 a.C. e poi come hanno raggiunto la loro pienezza definitiva in Gesù. “In particolare – ha sottolineato – ci interessano queste parole perché caratterizzano la vocazione di Gesù come quella dell’araldo, dell’annunciatore di una buona notizia ai miseri. Ma c’è ancora di più, il testo sintetizza anche qual è il cuore di questa buona notizia: è l’inizio di un tempo di particolare misericordia da parte di Dio”. Don Nazzareno, svolgendo attenta analisi esegetica del “secondo Isaia” che si riconosce “servo del signore”, ha posto in risalto come il “terzo Isaia”, autore dei tre poemi, si sente in continuità e vive di nuovo e più intensamente la stessa vocazione. Ancora di più lo fa Gesù, in maniera somma, e ci invita ad imitarlo seguendo le sue orme e quelle di questo grandi profeti dell’Antico Testamento. Il sacerdote e profeta del terzo Isaia si è sentito mandato al popolo con un incarico importante: sette incarichi che dice di aver ricevuto dallo Spirito. Ad ognuno corrisponde in qualche modo un dono, una comunicazione di forza spirituale. Il primo è quello di evangelizzatore: “Mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri”. Il secondo mandato è “fasciare le piaghe dei cuori spezzati”. Il terzo è “proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri”. Il quarto, che è anche centrale: “Mi ha mandato a promulgare l’anno di misericordia del Signore”. Il quinto mandato si concretizza nel “consolare tutti gli afflitti”. L’amore misericordioso non conosce confini o razze, si apre a tutto il mondo. Il sesto: “allietare gli afflitti di Sion”. Il settimo: “Mi ha mandato per dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, canto di lode invece di un cuore (alla lettera: uno spirito) mesto”. “È significativo – ha sottolineato don Nazzareno – vedere poi tutti questi incarichi, ad ognuno dei quali Gesù darà un compimento particolare, nell’ottica del compimento definitivo: l’inizio del tempo della misericordia. La pienezza della misericordia si compie quando tutte queste missioni sono compiute da Gesù ed attuate oggi dalla Chiesa, suo Mistico Corpo. Si può ben capire – ha concluso – che Gesù, dotato di una comprensione della Parola molto più profonda di quella che ho cercato di indicare io, abbia riconosciuto in questo testo di straordinaria bellezza la descrizione più perfetta della sua vocazione e missione”. Quattro nuovi sacerdoti SdfamAlle 17.30 del 4 febbraio, nella cripta del santuario, ove riposano le spoglie della venerabile Madre Speranza, p. Aurelio Perez, superiore generale Fam, ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica in cui ha avuto luogo il rito della professione perpetua di 4 sacerdoti diocesani che, avendo completato il periodo di formazione, sono entrati a far parte della congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso. I Sdfam (Sacerdoti diocesani Figli dell’Amore Misericordioso) sono chierici diocesani consacrati che, senza mutare la loro condizione canonica, si uniscono, in quanto singoli, alla congregazione dei Fam mediante la professione dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza e partecipano alla vita comune. Sono chiamati ad annunciare la pienezza della bontà di Dio, il quale ama tutti i suoi figli e li vuole rendere felici: per questo in Gesù Cristo si è rivelato ricco di amore e di misericordia, affinché l’uomo, anche il più malvagio e peccatore, non temesse di tornare pentito alla casa del Padre per esservi di nuovo accolto in qualità di figlio. Essi, attraverso la pratica della vita comune, animata dalla carità, attestano il valore dell’intima fraternità sacerdotale che unisce i ministri sacri e si pongono in condizione di superare più facilmente i pericoli dell’isolamento.

AUTORE: Antonio Colasanto