Nave Diciotti. Don Ivan Maffeis: “La nostra è una risposta di supplenza, non è La risposta”

Dopo lo sbarco di sabato notte i 143 migranti della nave Diciotti, rimasta ferma una settimana al porto di Catania, sono ora nell’hotspot di Messina per le procedure di identificazione. Quelli accolti dalla Chiesa italiana saranno spostati tra poche ore in un centro di accoglienza nella zona dei Castelli Romani, quindi distribuiti nelle tante diocesi che si sono messe a disposizione spontaneamente: Torino, Firenze, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano all’Jonio, Rossano Calabro… Qui verranno seguiti i vari protocolli con progetti personalizzati a seconda delle situazioni. Mentre è in corso un incontro al Viminale che sta affrontando le varie questioni tecniche (lunedì 27 agosto, ndr), don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, ribadisce al Sir: “Questa è una risposta di supplenza. Non è ‘la risposta’. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi. Ma anche risposte di solidarietà e di umanità come questa possono aiutare a sviluppare una cultura dell’accoglienza”.

Perché la Chiesa italiana ha scelto di accogliere i migranti della nave Diciotti?
“È stata una scelta della presidenza Cei, legata alla volontà di uscire da una situazione di stallo in cui queste persone erano da diversi giorni. Davanti ad una situazione insostenibile dal punto di vista umanitario si è scelto di non andare avanti con comunicati e appelli generici ma di intervenire offrendo una disponibilità all’accoglienza concreta, fattiva e immediata”.

C’è un rischio che i migranti siano usati come mezzo di ricatto per smuovere l’Europa all’accoglienza?
“La Chiesa è intervenuta proprio per sbloccare questa situazione. Il governo pretendeva, anche giustamente, il coinvolgimento dell’Europa per una redistribuzione dei migranti e per affrontare in maniera comunitaria un fenomeno di portata enorme. D’altra parte è ovvio che per arrivare a concordare una politica comunitaria su un tema come quello delle migrazioni non possiamo servirci di gente in fuga dalla guerra o da situazioni di persecuzione”.

I migranti della nave Diciotti come saranno distribuiti?
“I migranti saranno trasferiti in un centro di Rocca di Papa, in attesa di essere ospitati nelle tante diocesi che hanno dato la disponibilità: Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano all’Jonio, Rossano Calabro, per citare solo quelle di cui sono a conoscenza. È stata una risposta spontanea, noi non abbiamo fatto alcun appello. La Chiesa italiana ha una tradizione d’accoglienza
reale: sapere che nelle diocesi ci sono già tra le 26mila e le 28mila persone accolte dovrebbe farci riflettere per capire quanto stiamo enfatizzando un fatto solo perché li abbiamo bloccati lì”.

Quante persone saranno accolte dalla Chiesa italiana e come?
“La Chiesa italiana è disposta a prendere tutti quelli che hanno necessità di essere accolti, non abbiamo fatto una questione di numeri. Per noi era importante sbloccare una situazione oramai insostenibile. Abbiamo offerto un’accoglienza umanitaria.

Patrizia Caiffa