Dimettersi non basta

Inchiesta Sanità (Asl 3). Il centrodestra va all’attacco, ma anche il centrosinistra fa autocritica

La pubblicazione delle intercettazioni, dopo l’inchiesta della magistratura perugina su Asl n. 3 di Foligno-Spoleto, sta facendo emergere un quadro della gestione del potere, per così dire, “poco edificante”. L’indagine è ancora ai primi passi e più che i reati – tutti da dimostrare – certamente l’aspetto etico è senz’altro stato violato in maniera pesante. Al momento ci sono state alcune dimissioni. La prima è quella di Luca Barberini, consigliere regionale Pd – raggiunto da un’informazione di garanzia – che ha lasciato la presidenza della Vus, la società che gestisce i servizi gas e rifiuti a Foligno e Spoleto. La seconda, un po’ a sorpresa, è quella dell’assessore della Sanità, Vincenzo Riommi, non indagato ma che ha ritenuto di dimettersi. “Non ho compiuto un atto eroico – ha spiegato Riommi -, ho esercitato una responsabilità politica. Potevo semplicemente chiedere alla Procura se ero iscritto nel registro degli indagati, come hanno fatto molti altri, ma io ho preferito reagire all’opaco tentativo di mettere in discussione l’operato dell’intera Giunta. Il senso di responsabilità va esercitato fino in fondo, soprattutto da chi siede in questo Consiglio da 10 anni”. Questo atto è stato commentato in vario modo. Il centrosinistra l’ha definito, quasi in coro, “un gesto di responsabilità”, piuttosto raro nell’attuale momento della politica italiana. Per Fiammetta Modena, portavoce del centrodestra, “l’intervento dell’ex assessore Riommi non mi ha convinto. Non c’è stata alcuna campagna di stampa preorganizzata, come ha sostenuto, e le sue dimissioni non risolvono nessuno dei problemi politici che si sono aperti, né tantomeno tutelano l’operato della Giunta. Anzi, questa delle dimissioni è sì un’operazione mediatica. La questione non si chiude con le dimissioni dell’assessore alla Sanità. Al contrario, noi non abbassiamo la guardia e continueremo a vigilare. Il quadro complessivo dell’inchiesta non è chiaro, ma ci sono elementi che ci fanno ritenere che sia in corso una guerra tra bande all’interno del Pd per equilibri post-elettorali”. Il centrodestra ha poi alzato il tiro chiedendo le dimissioni della presidente Catiuscia Marini, attraverso una risoluzione Pdl-Lega Nord e Fli che condanna l’operato della attuale Giunta per continuità con la precedente. La maggioranza (con 19 sì e 11 no) ha approvato un documento, illustrato da Renato Locchi (Pd), che chiede nuove regole, più rigore e più trasparenza nelle procedure della gestione della Sanità. Insomma, anche la maggioranza ha fatto autocritica rispetto alla situazione emersa dall’inchiesta. Locchi ha rilevato, tra l’altro che “le sorti del Pd potevano essere migliori senza quel reticolo e quelle commistioni che emergono dalle indagini. Su 100 che bussano alla porta, per 2 o 3 che possono ricevere una risposta positiva, tutti gli altri restano scontenti e ricevono una risposta negativa. Emerge con evidente chiarezza la necessità di uno sguardo impietoso che parta proprio dal Partito democratico. Per quanto ci riguarda – aggiunge Locchi – pensiamo di rimuovere e di correggere in profondità le dinamiche che sono emerse. Questo è il nostro impegno con l’Umbria e con noi stessi. Scegliendo di dimettersi l’assessore Riommi ha dimostrato una sensibilità che gli fa onore e che fa onore al partito di cui fa parte”. E conclude: “C’è da essere preoccupati quando dalle telefonate emerge un lavorìo intorno al piano della politica da parte di chi dovrebbe eseguire e non condizionare le decisioni politiche”.

AUTORE: E. Q.