Diventare artisti dell’anima

Nel corso della celebrazione il Vescovo ha esaltato la bellezza dell'arte cristiana e ha spinto i fedeli a diventare uomini creativi ispirati dalla loro stessa fede

In occasione dell’anniversario della dedicazione della cattedrale di Orvieto, il 14 novembre scorso, è stato solennemente celebrato il novecentoquattordicesimo anno della fondazione del duomo dedicato a S. Maria Assunta. Alla presenza di molti orvietani e delle autorità cittadine, è stata concelebrata la messa per la ricorrenza della dedicazione, presieduta da mons. Giovanni Scanavino insieme ai sacerdoti della città e delle parrocchie della zona orvietana della diocesi. Hanno partecipato alla cerimonia anche un gruppo di giovani dell’Azione cattolica, in rappresentanza dell’Associazione diocesana. La solenne celebrazione è stata animata dal coro polifonico della cattedrale, diretto dal maestro Stefano Benini.La cerimonia della dedicazione non è importante in sé, ma per quello che rappresenta per l’intera nostra diocesi, perché testimonia delle radici della fede di questa Chiesa particolare, che affondano molto lontano nel tempo; e perché permette di riflettere sul senso dell’essere cristiani ed eredi della tradizione di una fede antica, vera e significativa. La cattedrale, come anche il Vescovo ha ricordato nella sua omelia, deve essere “casa di preghiera” e “casa di incontro” per coloro che vivono la stessa fede, perché coabitando in questo tempio si impari a rispettare il silenzio al cospetto di Dio e a vivere in comunione profonda con tutti, producendo frutti veri di carità e giustizia.A tutti i presenti è stato ricordato che il duomo di Orvieto, questo tempio stupendo che gli uomini hanno innalzato alla gloria di Dio, è simbolo dell’unità di un popolo che in esso ha manifestato, con l’arte e l’ingegno, che la fede cristiana è anche ispiratrice e fonte di bellezza. Ma per noi, cristiani di oggi, che significato assume la bellezza? Le opere d’arte non devono essere solo, come ha detto mons. Scanavino, qualcosa di cui occuparci e preoccuparci nel senso del loro ripristino e conservazione, ma devono stimolarci ad essere a nostra volta “artisti”, a cercare la bellezza che è dentro di noi e manifestarla in tutti gli ambienti di vita in cui operiamo e che animiamo: artisti nella famiglia, nel lavoro, nelle nostre comunità parrocchiali. I modi per far emergere segni visibili della nostra fede di cristiani sono molti, basta, come ha suggerito il Vescovo, essere nuovamente “creativi”, perché la bellezza della fede tenuta nel cuore non produce frutti. Uno dei modi che ha suggerito il Vescovo per assecondare questa nuova modalità della vena artistica dei cristiani, è quella di diventare “artisti dell’anima”, facendosi accompagnatori dei giovani, che sono la vera bellezza della Chiesa, lungo il cammino che porta a Dio.

AUTORE: Francesca Carnevalini