Don Tonino Bello, il sant’Ubaldo di Molfetta

DIOCESI. Pellegrini nei luoghi di don Tonino Bello, che ancora portano il segno vivo del suo passaggio
Foto di gruppo dei pellegrini nella casa natale di don Tonino Bello
Foto di gruppo dei pellegrini nella casa natale di don Tonino Bello

Tre giorni di intensa spiritualità quelli vissuti dal gruppo della diocesi eugubina che ha partecipato (11-13 ottobre) al pellegrinaggio “Sulle orme di don Tonino Bello” organizzato dalla Caritas e dall’Ufficio pellegrinaggi. Mons. Antonio Bello (per tutti “don Tonino”) è stato vescovo di Molfetta dal 1982 al 1993, anno della sua morte. Nel 2007 la Congregazione per le cause dei santi ha avviato il processo di canonizzazione.

La sua gente e quanti hanno avuto modo di conoscerlo lo hanno considerato santo fin dal giorno della morte, vissuta – affascinante il racconto di don Gigi Ciardo, suo amico fraterno – in totale affidamento a Gesù e Maria. Cercava di assumere gli antidolorifici solo strettamente necessari perché, come amava ripetere, voleva “arrivare vivo all’incontro con il Signore”.

Molti di noi hanno avuto la netta sensazione che i fedeli della diocesi di don Tonino abbiano vissuto e stiano vivendo la stessa esperienza che da secoli lega gli eugubini a sant’Ubaldo: non c’è casa o negozio in cui non ci sia la sua foto, e tutti ne parlano come di una presenza viva e operante. È per loro un riferimento sicuro per continuare a vivere l’amore per Gesù, per la Chiesa e per tutta l’umanità secondo gli insegnamenti del Concilio che lui ha cercato di attuare fin da quando era parroco.

La Chiesa intesa come popolo di Dio, la corresponsabilità dei laici, la scelta preferenziale dei poveri, il “potere dei segni” invece che i “segni del potere”: non solo belle frasi da relegare nei documenti dei Vescovi, ma principi irrinunciabili sui quali scommettere la vita delle comunità cristiane.

La carità era per lui il cuore dell’azione pastorale; non si stancava di ripetere che una comunità senza la testimonianza della carità avrebbe perduto di credibilità e sarebbe rimasta sterile. Una “sterilità”, in fatto di significatività nel contesto sociale ma anche rispetto alla scarsità di vocazioni, che colpisce moltissime nostre comunità parrocchiali.

Un’altra constatazione, condivisa da tutti i partecipanti al pellegrinaggio, è la profonda sintonia tra lo stile pastorale di don Tonino e quello di Papa Francesco: la rinuncia ai segni del potere, la capacità di ascoltare tutti, lo scendere in mezzo alla gente, la scelta profetica di una Chiesa povera… In tutto questo potremmo dire che don Tonino ha aperto la strada a quel miracolo dello Spirito che è Papa Francesco.

AUTORE: Luca Uccellani direttore Caritas diocesana