Dopo le elezioni tutto più chiaro

I vincitori esultano. I perdenti si consolano in qualche modo. Il cittadino comune, non particolarmente politicizzato, appartenente al ceto medio basso e non legato ad alcuna militanza partitica, sarebbe come dire, l’uomo qualunque (quanti ce ne sono in giro!) non può che essere soddisfatto al massimo grado: le cose ora sono chiare, c’è solo uno che comanda e si conosce, si apprezza, perché ha saputo gestire bene i suoi affari e ora che è sceso in campo per gestire anche gli affari di tutti non può che rallegrare. C’è tifo per uno disposto a mettersi subito al lavoro, senza indugi. Taluni pensano persino che sia iniziata un’epoca di miracoli. Tutto questo è evidentemente esagerato. E, tuttavia, non va sottovalutata la soddisfazione generale per alcuni elementi di fatto determinati dall’esito delle recenti elezioni, che non sono discutibili (“contra factum nullum valet argumentum”, contro i fatti non vale alcun argomento). Intanto, chiusa la troppo lunga e asfissiante campagna elettorale, si sono placati i toni e conclusi con esito positivo anche gli scioperi della fame e della sete. I dibattiti sui temi della politica continueranno, evidentemente, ma si spera che i toni siano più moderati e le parole soppesate. (Non è opportuno sottolineare ora qui che, comunque, gli italiani non si sono sentiti turbati da qualcuno che ha strillato più di tutti). Un altro fatto è che le cose della politica sono state semplificate. C’è una parte che comanda con sicurezza di numeri e un’altra che potrà solo fare opposizione in vista di preparare un’alternanza. Per cinque anni le cose dovrebbero essere tranquille. Il pregio di un governo stabile è indubbio per lo sviluppo economico di un paese. Il problema starà nel vedere se questo sviluppo economico sarà a beneficio di tutti, come promette Berlusconi, o a beneficio di pochi, come diceva Rutelli nella campagna elettorale e come pensano tutti quelli dell’opposizione. Un altro elemento è la semplificazione della scena politica con il taglio dei rametti secondari o la loro riduzione. Il Centro è terra bruciata. Nel Centro destra non sembra che vi siano spazi significativi al di fuori di Forza Italia, che occupa una vasta zona politica: è membro del Ppe e quindi si situa in una posizione di continuità della tradizione dei cattolici democratici; è per il libero mercato secondo le formule del neo-liberismo economico; è zelante difensore del capitale e dell’impresa nel contesto di una globalizzazione svincolata da controlli statalistici, secondo schemi di destra economica; è anche federalista sotto la spinta di Bossi e per evitare ribaltoni. Come faccia a tenere insieme queste molteplici istanze si vedrà all’atto pratico. Nel Centro sinistra c’è l’Ulivo e basta e dentro l’Ulivo oltre ai Ds, pure in crisi, e alla Margherita non si vedono forze in grado di calcare la scena. Penso che questa, la scena opposta a quella governativa, sarà occupata dalle forze sociali che si faranno sentire, speriamo civilmente, con scioperi e manifestazioni. Sulla crisi della sinistra ci sarebbe molto da dire e si dovrebbe anche considerare un fatto positivo per la stessa sinistra che è obbligata ad abbandonare la sua boriosa sicurezza di essere il vettore della storia ed a percorrere fino in fondo il processo dirinnovamento in senso socialdemocratico e così permettere che sia rimosso il blocco mentale della paura del comunismo, in nome della quale si introducono nella società elementi di freno dello svilupo dei ceti più poveri. Ora, comunque, è tempo di lavorare, non solo per il nuovo Governo e Parlamento, ma per tutti i cittadini che sono interessati a vivere nella concordia nazionale e nella pace sociale. Si tratta di affrontare alcuni gravi problemi che affligggono la nostra società, che non potranno essere risolti efficacemente senza il concorso leale di tutti. L’elettorato italiano con la polarizzazione dei voti sui candidati leader, Berlusconi e Rutelli, ha fatto il miracolo di legittimare il bipolarismo e di farlo decantare dalle polemiche e dai ripensamenti.

AUTORE: Elio Bromuri