Dos ciento y treize

Dos ciento y treize: si dice così? Impegnato come sono ad ascoltare la telefonata di Francisco Santacruz dall’Ecuador, mi manca il tempo per avere l’avallo telefonico di uno che parli bene lo spagnolo, ma dovrebbe essere questa la dicitura esatta. Dos ciento y treize. Qualcosina ne mastico anche io, di spagnolo. Un centinaio di vocaboli? Forse. Quelli che ritenni sufficienti, nell’ultimo dei miei sei viaggi in Ecuador (1998) per tenere in spagnolo più di un’omelia (feriale, per fortuna) nella Basilica de la Dolorosa di Ibarra. Ogni tanto la gente che mi ascoltava sobbalzava, e doveva avere le sue buoni ragioni per farlo. Ero nei panni di quel seminarista che, nella notte dei tempi, dette da privatista gli esami di maturità classica e ai suoi superiori che gli chiedavano com’era andata, rispose: ‘Bene!! Proprio bene!! E poi la commissione esaminatrice era interamente formata da gente molto religiosa! Già, perché ogni tanto il professore di italiano diceva, alzando gli occhi al cielo: Oh! Signore Santo; e il professore di matematica faceva eco, giungendo le mani: Oh! Madonna Santissima!!’. ambedue sobbalzando, e avevano le loro buone ragioni per farlo. ‘Disculpe (mi scusi), quisiera (vorrei) que me repeta: Dos ciento y treize?’. Sì, ha detto proprio così: duecento tredici. Duecentotredici sono i bambini di strada che la Cristo de la Calle di Ibarra, capitale dell’Imbabura, la regione del nord Ecuador, ai confini con la Colombia, ha accolto e segue. 213. Un bambino di strada (meniÈo de rua) è un pargoletto magro, col moccolo al naso, gli occhi spauriti, quattro straccetti addosso, che una mattina, come per incanto, è apparso in strada: inde nomen. Non sa da dove viene, non sa come si chiama, non sa chi l’ha messo al mondo, non sa chi l’ha abbandonato in strada. Duentotredici. Francisco Santacruz è un ex prete. Quando era nel ministero, era un rompiscatole con tanto di garanzia. Incontentabile, polemico con tutti. Poi ha incontrato Claudia Ibandango, una giovane india forte e decisa, portatrice di una fede senza sofismi, merce rara. Si sono innamorati. Lui ha chiesto e ottenuto la dispensa dal celibato. Ma non l’ha fatto per essere libero, bensì per formare con Claudia una famiglia grande come la sua vocazione, grande come il mondo. La Cristo de la Calle, appunto. Un’associazione? Diciamo: una famiglia, piuttosto; una famiglia grande, grandissima: ‘Cristo della strada’: nel momento in cui il più piccolo di quei mocciosi è apparso in strada, vicino a lui c’era Cristo. Il Cristo della Strada. Scusatemi, non vorrei essere scortese, ma l’augurio natalizio che formulo ai miei 18 lettori va innanzitutto a loro. A Claudia, a Francisco, e quei loro dos ciento y treize meniÈos de rua: si dice così?

AUTORE: Angelo M. Fanucci