“Dove va il cristianesimo?” Alcune risposte nell’ultimo libro di Bruno Forte

Come avere ascolto nel cuore dei naufraghi del "secolo breve"

Chi voglia sapere chi è l’autore di questo piccolo volume di 164 pagine vada a guardare in fondo e conti le opere da lui scritte e rimarrà impressionato dalla prolificità del brillante teologo napoletano che ha appena varcato la soglia dei cinquant’anni. La sua fama ha varcato i confini nazionali ed è penetrata anche in ambienti non abituati a leggere di teologia.Forte, infatti, scrive come un letterato e come un poeta, ha un linguaggio fluido e suadente, riesce a scavare in profondità e a suggerire elevazioni mistiche. In questo libro non propone tesi nuove, ma offre una rapida sintesi del suo pensiero (rimanda, infatti, spesso a suoi scritti precedenti) su alcuni temi emergenti all’inizio del nuovo millennio. In particolare egli si mette in dialogo con la cultura attuale per mostrare come il Cristianesimo possa illuminare il cammino dell’umanità nel tempo che viene. Il libro raccoglie in quattro capitoli più una conclusione altrettanti testi nati separatamente in circostanze diverse. Il primo capitolo riproduce la voce Cristianesimo apparsa nell’Enciclopedia del Novecento, Supplemento X dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani, il secondo costituisce la relazione tenuta al Convegno internazionale sull’attuazione del Concilio Vaticano II svoltosi in Vaticano, il terzo riprende una conferenza tenuta e apparsa in varie lingue già pubblicata in La teologia in discussione (Napoli 1991), il quarto riproduce la relazione tenuta a Roma in preparazione al Giubileo degli universitari. Non è possibile dare una sintesi di questi quattro contributi. Diciamo solo che la lettura di questo libro può essere uno strumento per chi non conosce il pensiero di Forte per entrare dentro qualcuno dei suoi temi preferiti e per conoscere il suo stile. Per chi invece ha già letto alcuni suoi volumi potrà servire per rinfrescare le prospettive additate dall’Autore alla Chiesa e alla teologia. Non sono prospettive rivoluzionarie, ma neppure rinunciatarie. Hanno il sapore della speranza e la luce della bellezza che si riflette anche nel linguaggio. Ciò che sorprende sempre in Bruno Forte è la sua capacità di dire le cose in modo non banale e di ripetersi sempre in forme nuove. La debolezza di Forte, se così si può dire giocando sui termini, consiste forse nella sua analisi sociologica, che si sofferma di più sulle motivazioni teoriche che sulla drammaticità della condizione tragica di quella parte del mondo che egli chiama il “rovescio della storia”. L’autore possiede una cultura e una memoria così vasta e profonda che padroneggia con lo stile di un direttore d’orchestra che sa fondere in armonia elementi culturali più distanti e disparati. Non c’è tema o problema del nostro tempo che non sia toccato sia pure fugacemente, da quello della globalizzazione a quello delle nuove frontiere dell’etica e della antropologia, dell’ecumenismo, dell’ebraismo delle religioni, della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. La conclusione del complesso discorso si trova con chiarezza nell’ultima parte, inedita rispetto agli altri contributi, che si riassume nei tre termini di martyria, koinonia, diakonia. Sono tre parole, testimonianza, comunione, servizio che, secondo l’autore, rappresentano un ordine di priorità per la coscienza cristiana.. “C’è bisogno di cristiani adulti, convinti della loro fede, esperti nella vita secondo lo Spirito, pronti a rendere ragione della loro speranza”. Un cristianesimo più marcatamente spirituale e mistico, capace di testimoniare la verità che si è incarnata in Colui che è in persona l’universale concretum’, il Cristo che unisce in sé il cielo e la terra, l’eternità e il tempo.. “Volersi Chiesa, amare la Chiesa, è rendere la Chiesa comunità abitabile, accogliente, attraente, dove ci si senta accolti, rispettati, personalmente riconciliati nella carità… Una carità concreta, discreta e solidale, che sa farsi compagnia della vita e sa costruire la via di comunione”. E infine una “carità vissuta nell’impegno per la giustizia, la pace, la salvaguardia del creato”. Sono queste le tre sfide per i cristiani degli inizi del terzo millennio. Se il cristianesimo non risponderà a queste sfide, afferma Bruno Forte, “avrà ben poco ascolto nel cuore dei naufraghi del ‘secolo breve’ che restano – nonostante tutto – alla ricerca del senso perduto, capace di dare sapore alla vita e alla storia, come solo Cristo nel suo crocifisso amore ha saputo fare…”

AUTORE: E.B.