Due vescovi per un abate

Parola di Vescovo

Scrivo da Fonte Avellana oggi, 21 febbraio, festa del grande dottore della Chiesa san Pier Damiani (Ravenna 1007 – Faenza 21 febbraio 1072), che fu uno dei protagonisti della storia ecclesiastica medievale e lo scrittore senza dubbio più fecondo del secolo XI. I due vescovi di Gubbio, il vescovo titolare mons. Mario Ceccobelli e il predecessore emerito, lo scrivente, non potevano essere che quassù, dove la diocesi di Gubbio, che era la diocesi dell’eremo fino al 1819, dall’opera di riforma del Damiani ha beneficiato largamente. Il Damiani stesso per un certo tempo resse la diocesi e ne furono vescovi tra i più cari discepoli del Damiani, Rodolfo (1059-1065) e Giovanni da Lodi (1105). Pietro Damiani, già maturo nella fede e vita cristiana e maestro importante di arti liberali a Ravenna, ha legato la sua vocazione monastica e la sua vita di santità a un episodio del 1035, quando ebbe l’occasione di incontrare due eremiti di Fonte Avellana, che lo colpirono per la loro vita semplice e austera. Qui divenne monaco realizzando il desiderio di una vita ascetica perfetta. Fu priore della comunità di Fonte Avellana dal 1043 al 1057. Durante il suo priorato si adoperò per la restaurazione della vita eremitica che era andata in decadenza, rinnovò le strutture dell’eremo ed in particolare lo Scriptorium che si fa tuttora ammirare per la bellezza e la luminosità, funzionale per il lavoro dei monaci amanuensi. Il Damiani, anche se è legato in modo particolare alla Chiesa eugubina, è comunque un uomo della Chiesa universale; nella sua esistenza mostra una felice sintesi fra la vita eremitica e l’attività pastorale, tutta presa dalla riforma gregoriana (Gregorio VII, Dictatus Papae del 1075). La sua teologia è ricerca di un Dio intimo e personale: essa si sviluppa nei monasteri contrapponendosi alla ricerca razionale e intellettiva di Dio. Dal secondo dopoguerra ad oggi gli studi su san Pier Damiani si sono moltiplicati e approfonditi, così da rendere facile nutrirsi della sua testimonianza e della sua dottrina. Il monastero di Fonte Avellana, a 30 chilometri da Gubbio nel Comune di Serra Sant’Abbondio, è per noi umbri un luogo facilmente raggiungibile per ritemprare la nostra spiritualità alle fonti camaldolesi. Oggi, nonostante la minaccia della neve (il monastero sorge nella valle a nord del monte Catria, all’ombra dei suoi 1.700 metri), vi ho trovato tanta gente, sacerdoti, religiosi e laici per la festa del Damiani. Il monastero sembrava piuttosto abbandonato negli anni addietro, ma dagli anni Novanta è iniziata la ripresa. Questo è avvenuto contemporaneamente con l’aprirsi della comunità monastica a nuove fondazioni. Due giovani monaci sono impegnati alla fondazione di un monastero in Brasile, si sta preparando anche una comunità in Africa e si spera di arrivare addirittura in Cina: pare che cinque giovani cinesi siano già disponibili ad iniziare il cammino religioso. Il monastero di Fonte Avellana conta attualmente una decina di monaci. Essi curano un programma di ospitale accoglienza cui sono unite iniziative di ritiri spirituali, di sviluppo della lectio divina, di profondi momenti di preghiera, e anche di necessario riposo. Auguro a tutti di programmare un fruttuoso passaggio per Fonte Avellana. Un bel gruppo di eugubini lo hanno già da tempo programmato per i sabati pomeriggio.

AUTORE: Pietro Bottaccioli