E’ giusto rivendicare libertà e fondi per la ricerca scientifica. A patto che’

La questione al centro delle polemiche, dopo i tagli del ministro Pecoraro Scanio

Da più di trenta anni dedico alla scienza la maggior parte delle mie giornate, sia “facendola” in laboratorio sia studiando quanto attraverso di essa viene scoperto. Ed ora, lo devo confessare, mi sento alquanto infastidito da tutto questo bailamme di dichiarazioni, di dibattiti, di mass media mobilitati allo spasimo intorno alle questioni della libertà da concedere o meno alla ricerca. La mia irritazione deriva dal fatto che, dopo secoli di attività scientifica e di correlativi approfondimenti epistemologici, siamo ancora agli slogan urlati, alle vesti stracciate e alle reiterate accuse di oscurantismo che piovono a vento su tutto e su tutti. In questi casi l’unica cosa da fare è tapparsi per un minuto le orecchie e ragionare con la propria testa. Proverò a farlo, a voce alta, insieme a voi. Tutto è nato da alcuni tagli che il Ministro verde dell’Agricoltura Pecoraro Scanio ha deciso di apportare al finanziamento di alcune ricerche sugli organismi geneticamente modificati sia animali che vegetali (Ogm). Per questi ultimi, in particolare, sono state vietate le sperimentazioni su campo aperto (non in serra), essendo ancora sconosciuta l’entità del loro impatto sull’ambiente circostante. Tali iniziative ministeriali, opportunamente amplificate e distorte dagli interessi elettorali, sono state il detonatore perché ri-esplodesse la questione della “libertà della ricerca”, già emersa in occasione della recente discussione sulle cellule staminali embrionali e hanno fornito l’occasione per bollare l’inedita accoppiata dei “fondamentalisti verdi” e degli “oscurantisti papalini” (vedi l’articolo di Vattimo sulla Stampa del 12 febbraio). Al di là degli insulti, che sono sempre indice di una tendenza – questa sì! – al fondamentalismo e all’oscurantismo, ve la sentireste di prendervela fino in fondo con un Ministro che dica: “Andiamoci piano. Passeremo alla sperimentazione su campo aperto solo dopo che avremo saputo che l’impatto dell’Ogm sull’ambiente non è catastrofico”? Io no! Fare questo ragionamento non vuol dire fermare la ricerca, ma solo far sì che proceda con maggior correttezza, nel rispetto della salute umana e dell’ambiente. E così, perché ostinarsi a non voler capire le ragioni di coloro che hanno a cuore la dignità dell’uomo, indipendentemente dallo stadio del suo percorso vitale? Non è forse vero che è possibile giungere per gradi alla sperimentazione sull’uomo evitando il grosso dei rischi, come ha fatto e fa la sperimentazione farmacologica? Questo non vuol dire fermare la scienza! E perché allora pretendere di avere mano libera di sperimentare direttamente sugli embrioni, agitando lo spettro di un rallentamento della scienza qualora non si segua questa procedura accorciata? Il contrasto con le decisioni del Ministro è stato anche occasione per denunciare le difficoltà in cui versa la ricerca scientifica in Italia. Difficoltà arcinote che vanno dalla esiguità dei fondi alla mancanza di tutele organizzative e legali. Su questo, i 1500 dimostranti con a capo Dulbecco e la Levi Montalcini hanno ragioni da vendere. Quanto viene investito per la ricerca nel nostro paese è un’inezia, inferiore addirittura a quanto viene fatto in alcuni paesi del terzo mondo. Ben venga, quindi questa protesta. In un mondo che necessita sempre di più dell’apporto scientifico, gli scienziati reclamano più mezzi per far ricerca e maggiore libertà. Ma libertà da che cosa? Si tratta forse della richiesta di poter disporre a piacimento degli embrioni o di poter inserire gli Ogm nell’ambiente senza troppi scrupoli? Se di questo si tratta, non si può fare come se non esistano dignità e diritti altrui da rispettare. Ci sono esigenze di bene comune, e quindi etiche, che devono essere prese in considerazione. Anche la scienza, come tutte le altre attività umane, deve essere orientata al bene dell’uomo e si deve dare pienamente ragione al Ministro Veronesi quando afferma: “Tutto è concesso all’uso della scienza per l’uomo, tutto è negato all’uso dell’uomo per la scienza”. Il discorso rimane aperto sul come organizzare questa convergenza sul bene umano. C’è chi propone un’auto-regolamentazione degli scienziati e c’è chi, invece, sottolinea l’esigenza di leggi che siano di orientamento soprattutto in quei campi in cui ancora tutto è lasciato all’arbitrio individuale. Credo che la seconda soluzione sia quella giusta. Non si tratta di porre limiti illogici alla ricerca, ma di salvaguardarla da ogni sorta di arrembaggio che nei suoi confronti molte forze interessate stanno già conducendo. Penso all’influenza delle industrie della bioingegneria, penso al “mercato” degli Ogm, penso alle speculazioni sulla salute umana e sull’ambiente. Solo una legge può mettersi al di sopra delle parti e salvaguardare la vita e il bene anche dei più deboli. Questo è, in breve, il contenuto della mia riflessione su questi temi di attualità. Ovviamente posso sbagliare e mi dichiaro pronto a cambiare idea dietro convincente dimostrazione. E’ di questi giorni anche un altro evento importante e significativo: la pubblicazione del genoma umano. Questa però è un’altra storia di cui, al Direttore piacendo, parlerò con voi un’altra volta.

AUTORE: Carlo Cirotto