“È il nuovo inizio: andate!”

“Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio… grande re su tutta la terra”: con queste parole il salmista invita alla lode tutti gli abitanti della tAltareBibbiaerra perché il Signore è l’unico Dio e il Suo messaggio salvifico è universale, è indirizzato a tutti. Questa tensione verso il raggiungimento di tutti gli uomini della terra Gesù lo propone ai suoi discepoli nel momento in cui sta per ascendere al cielo.

Questa domenica dell’Ascensione del Signore, ascoltiamo perciò quello che è il più grande desiderio del cuore di Gesù: che a tutti giunga l’annuncio del Vangelo. L’episodio in questione è narrato da Luca a conclusione del suo Vangelo e all’inizio dell’opera che ne è il seguito, cioè gli Atti degli apostoli. Marco ci informa solo che Gesù dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e siede alla destra di Dio. Sia Luca che Marco presentano delle ‘istruzioni’ che Gesù propone ai suoi prima di ascendere al cielo. Il Vangelo di Matteo non riferisce in merito all’Ascensione, ma riporta invece in sintesi le ‘istruzioni’ come gli altri due Vangeli sinottici.

E questo di Matteo è il brano che domenica 28 maggio la liturgia ci propone facendo sentire anche noi ‘discepoli’ e quindi annunciatori della ‘buona notizia’. All’inizio apprendiamo che gli undici discepoli andarono in Galilea e le donne, testimoni della Risurrezione, avevano suggerito loro ciò da parte di Gesù. E il posto preciso dell’‘appuntamento’ è il monte, luogo che nella letteratura matteana caratterizza le fasi decisive della vita di Gesù (tentazione, Discorso della montagna, Trasfigurazione). Lì avviene l’incontro descritto lapidariamente con tre verbi: “Lo videro, si prostrarono, essi però dubitarono”. Quest’ultima reazione ci lascia perplessi: perché dubitarono? Nel testo greco è specificato il pronome “essi”, quindi la totalità degli Undici dubita. Lo stesso verbo dubitare (distazo) Matteo lo usa nel momento in cui Pietro ha avuto paura di andare verso Gesù camminando sulle acque (14,29-31) e Gesù lo ha rimproverato di aver dubitato. Come in quell’occasione Gesù è andato incontro a Pietro tendendogli la mano, così in questo preciso momento Gesù si avvicina loro e li rassicura perché a lui è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Proprio in Galilea dove è cominciata l’attività pubblica di Gesù e la missione degli apostoli, Gesù li convoca, li conferma e li invia per un nuovo ‘inizio’. Nonostante le loro vigliaccherie nel momento della Passione e i loro scoraggiamenti scaturiti dall’aver visto il loro Maestro sfigurato e calunniato, nonostante tutto ciò Gesù dà loro fiducia, li attende nel luogo dove hanno sperimentato il fervore degli inizi e dei successi taumaturgici e concede loro il ‘mandato’ per quello che è il vero inizio della missione! E la missione è delineata in modo conciso da 4 azioni: ‘andare’, ‘fare discepoli tutti i popoli’, ‘battezzare’ e ‘insegnare’ a osservare ciò che Lui ha comandato. Queste indicazioni che delineano uno stile di vita aperto, in ‘movimento’ e in continua formazione hanno al centro quella che è la novità: l’annuncio del Vangelo ai pagani.

Se precedentemente Matteo aveva messo in bocca a Gesù il divieto rivolto ai discepoli di andare fra i pagani, ora la loro missione deve essere attuata proprio tra i pagani e questo è specificato dall’uso che il greco neotestamentario fa del sostantivo ethnos, che al plurale viene tradotto con “popoli”, ma anche con “pagani, Gentili”. In continuità con l’Antico Testamento che, sebbene presenti pericopi inneggianti all’esclusivismo di Israele, in realtà – solo per citarne alcuni – con Abramo (Gen 12,3), Isaia (66,19) e Giona (1,2) – ha per filo conduttore del messaggio l’universalità della salvezza. Considerando il seguito descritto negli Atti degli apostoli e la predicazione di Paolo, la missione tra i pagani è stata compiuta e l’annuncio evangelico è stato accolto attraverso quelli che sono i due metodi-base: l’insegnamento della Parola e l’amministrazione del battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito.

La “Dottrina dei 12 apostoli” (Didaché), della prima metà del II secolo, elenca i vari passaggi della liturgia battesimale e ci fa così prendere consapevolezza del fatto che l’annuncio evangelico aveva già avuto la sua notevole espansione grazie all’eroismo di quanti sono ‘andati’ e hanno ‘insegnato’ ai popoli. Oggi, i cristiani continuano ad assecondare questa missione? Nel momento presente si nota in parte il movimento inverso rispetto a quello vissuto dagli apostoli: i popoli spostano verso i Paesi evangelizzati.

L’incontro avviene cioè tra l’Occidente, cristianamente impigrito, e le culture etniche e religiose diverse. Annunciamo quindi: “Popoli tutti, aprite le porte a Cristo! Il suo Vangelo nulla toglie alla libertà dell’uomo, al dovuto rispetto delle culture, a quanto c’è di buono in ogni religione. Accogliendo Cristo, voi vi aprite alla parola definitiva di Dio, a colui nel quale Dio si è fatto pienamente conoscere e ci ha indicato la via per arrivare a lui” (Redemptoris missio, 3).