Engjell, il neo-prete venuto dal Kosovo

Verrà ordinato nella cattedrale di S. Lorenzo il 29 giugno. Per mons. Bassetti sarà la prima volta che ordina un sacerdote diocesano a Perugia

Da Assisi a Loreto a piedi. Un ritiro spirituale insolito, nonché lungo e impegnativo, quello intrapreso da Engjell Pitaqi, diacono, originario del Kosovo, in preparazione alla sua ordinazione sacerdotale di mercoledì 29 giugno. Nella solennità dei Ss. Pietro e Paolo, nella cattedrale di Perugia, alle ore 18, Engjell verrà ordinato sacerdote per l’imposizione delle mani dell’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti. La sua prima ordinazione sacerdotale da vescovo di Perugia – Città della Pieve. “Volevo fare qualcosa di diverso” racconta Engjell, appena rientrato da Loreto. L’idea gliel’ha data don Paolo Giulietti, vicario diocesano nonché parroco di Ponte San Giovanni, parrocchia presso la quale Engjell, prima da seminarista poi da diacono, da quasi tre anni presta il suo servizio. “Don Paolo mi ha proposto di fare un ritiro a piedi. All’inizio – continua Engjell – ero un po’ spaventato: sarei stato da solo ed avrei attraversato un territorio a tratti sconosciuto, in mezzo ai boschi. Spello, Colfiorito, Camerino, Tolentino, Macerata e infine Loreto: queste erano le tappe, e ogni sera ero ospite presso una parrocchia. Solitamente camminavo la mattina, poi il pomeriggio mi fermavo, passando il tempo leggendo libri. È stata una bella esperienza, che mi ha permesso di pensare al passo che farò: ne sarò degno, ne sarò capace?, pensavo. So di essere molto sereno, ma non nascondo di avere anche un po’ di timore. Mi affido al Signore. Niente viene per caso, c’è sempre qualcuno che decide per te”. Don Engjell è nato in Kosovo il 22 luglio 1981, nel paese di Novasella in Gjacova. Penultimo di una famiglia di sei figli, tutti sparsi tra l’Europa e l’America: “Ci sentiamo tramite Skype e Messenger. Una volta all’anno torno in Kosovo dai miei genitori: saranno con me il 29 giugno insieme a due fratelli”. È arrivato in Italia nel 2000 tramite il vescovo mons. Riccardo Fontana e quello del Kosovo mons. Mark Sopi. Lo scopo era di entrare in seminario: “Sono rimasto un anno – racconta -, ma non ero ancora pronto, ero giovane, avevo 18 anni. Sono uscito ed ho lavorato per un po’, poi ho conosciuto don Lucio Gatti che mi ha proposto di fare un’esperienza nelle case della Caritas. Ho passato più di un anno con mons. Giuseppe Burdisso a Foligno. Un’esperienza per me molto importante”. In quegli anni la vocazione è maturata e nel 2005 è tornato in seminario, prestando servizio nella parrocchia di Ponte San Giovanni dove “tutti mi hanno voluto molto bene, dai più piccoli ai più anziani, e di questo sono rimasto molto colpito. Sono stati anni molto belli – prosegue – durante i quali ho avuto la fortuna di conoscere preti che mi sono stati molto vicini e che sono stati per me un esempio, come don Paolo e don Marino Riccieri. Vedere don Paolo sempre pronto con il sorriso in bocca, e don Marino che a 83 anni ancora cerca di insegnarti qualcosa, mi ha trasmesso la bellezza di essere prete, pur consapevole di tutte le difficoltà”. In parrocchia Engjell si è occupato anche dei giovani del gruppo delle superiori e dell’oratorio. Ricevuto il diaconato, con una solenne liturgia presieduta dal Vescovo in parrocchia, è stato destinato allo sportello d’ascolto della Caritas della parrocchia. “Ho scoperto che molta gente viene non solo per avere aiuti materiali, ma soprattutto per parlare con qualcuno”. E poi il servizio di portare la comunione ai malati: “Per me un vero arricchimento”. Oggi in un tempo di crisi vocazionale, cosa ti senti di dire ai giovani di oggi? “Di non avere paura, di scegliere senza timore. Mi è capitato di riconoscere in alcuni ragazzi il desiderio di entrare in seminario, ma hanno paura, non si sbilanciano. Dico loro di avere più coraggio. Per questo è fondamentale per un prete stare vicino ai giovani, accompagnarli, anche se il tempo a disposizione è sempre troppo poco”. Don Engjell, dopo l’ordinazione sacerdotale rimarrà ancora un anno nella parrocchia di Ponte San Giovanni.

AUTORE: Manuela Acito