Famiglie vivaci come alle origini

DIOCESI. Quinta sessione del Sinodo: qualche domanda a padre De Lazzari
Padre Francesco De Lazzari
Padre Francesco De Lazzari

Lo scorso 18 marzo, dopo la pausa neve, a Salmata presso il santuario della Madonna de La Salette si è tenuta la quinta sessione sinodale intorno al documento Comunione e comunità. La parrocchia, famiglia di famiglie. Ne abbiamo discusso con padre Francesco De Lazzari, segretario generale del Sinodo. Nel documento preliminare si fa riferimento esplicito ai primi cristiani. L’idea sottesa alle “famiglie del Vangelo” è quella di tornare “alle origini del cristianesimo”? “Sì, guardandoci attorno, e anche un po’ dentro di noi, constatiamo che oggi le relazioni hanno bisogno di qualità, di calore, di amore redento. È necessario vivere relazioni belle, costruttive, che manifestino quel calore umano e spirituale che trasmette gioia, sostegno, serenità, vicinanza in vari momenti delicati della vita, specie in quelli dolorosi e di prova. Per questo ci vogliono esperienze forti di vita cristiana, e bisogna guardare alla prima comunità cristiana per avvicinarsi il più possibile a quelle relazioni e imitarne lo spirito e la pratica”. Come si è posta l’assemblea sinodale nei confronti delle 18 proposizione della Commissione? C’è stato dibattito? “C’è stato un ampio dibattito, ma sereno. L’assemblea ha bocciato solo la proposizione n. 9 riguardante la donna ‘attiva nella Chiesa’. Credo giustamente. Innanzitutto la donna è stata sempre valutata, e direi ‘super attiva’ nella Chiesa. Quale uomo è stato valutato più della Vergine Maria? Come non riconoscere tutta la variegata spiritualità femminile? Come non riconoscere che – fatta eccezione per il clero – le donne nelle comunità parrocchiali, ossia in tutta la Chiesa, sono più attive degli uomini? Chi ha trasmesso la fede nelle famiglie fino a qualche decennio fa, se non le mamme? La vocazione della donna non è un ruolo, ma una missione. Oggi, constatando la maggiore preparazione della donna in molti ambiti, non mi sembra ci siano difficoltà nella Chiesa ad affidare alla donna maggiori responsabilità. Recentemente, per la prima volta nella Chiesa, una donna (suora) è stata nominata rettore di una Pontificia università, l’Antonianum”. Come ha inteso l’assemblea concretizzare l’auspicio della Commissione: “I presbiteri sono chiamati a guardare i laici con occhi nuovi, come soggetti attivi e propositivi di evangelizzazione”? “Questa è una riscoperta del Concilio ecumenico Vaticano II, che ha riproposto la coscienza del sacerdozio battesimale: ogni battezzato è responsabile, nel suo ambiente di vita familiare, di lavoro e di vita pubblica, del Vangelo da annunciare, testimoniandolo con le azioni e le parole. Naturalmente, perché questo avvenga è necessario che i sacerdoti non solo guardino i laici con occhi nuovi ma scoprano concretamente il proprio sacerdozio ministeriale e promuovano quello battesimale di ogni battezzato”. Come cambierà la pastorale della famiglia all’interno della diocesi e delle parrocchie? “La pastorale della famiglia in diocesi e nelle parrocchie ha bisogno di un nuovo forte incremento che sappia coniugare l’annuncio del Vangelo della famiglia, la spiritualità familiare, le esigenze positive del mondo di oggi e la testimonianza della fede in famiglia, e oltre la famiglia. Certamente le famiglie hanno una responsabilità e una missione fondamentale in questo campo, soprattutto oggi”. Che tipo di iniziative di “collaborazione” verranno attuate fra le comunità religiose, le parrocchie e la diocesi? “Sono già in atto varie forme di collaborazione: basta darvi maggiore pubblicità. È necessario, per rafforzare la collaborazione, promuovere la corresponsabilità per vivere una vera e feconda appartenenza alla Chiesa di Cristo. Di questo ha bisogno il popolo cristiano per riscoprire le fede e ritornare a far parte di piccole comunità, che si radunano attorno la Parola di Dio, all’interno delle parrocchie”.

AUTORE: Pierluigi Gioia