Fondazioni bancarie: 230 milioni di euro a favore dell’arte e del benessere sociale

Compiono 25 anni le Fondazioni di origine bancaria. Se ne è parlato a un convegno nel capoluogo umbro, organizzato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia

Convegno-Fondazione-Cassa-Risp-CMYKUn immenso bene italiano: le Fondazioni di origine bancaria 25 anni dopo” era il tema del convegno che si è tenuto il 7 luglio a Perugia, organizzato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia nel capoluogo umbro al quale hanno partecipato, tra gli altri, alcuni tra i massimi esperti del mondo delle Fondazioni di origine bancaria, come il giudice della Corte costituzionale Giuliano Amato, “padre” della legge del 1990 che le ha istituite, il presidente Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio spa Giuseppe Guzzetti e il vice presidente di Cassa depositi e prestiti Mario Nuzzo.

Per la Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, organizzatrice del convegno, sono intervenuti il presidente Giampiero Bianconi, il vice presidente Cristina Colaiacovo e il presidente onorario Carlo Colaiacovo. Il presidente Giampiero Bianconi ha presentato un quadro di quanto fatto nel corso degli anni.

Dal 1992 a oggi la Fondazione perugina ha erogato risorse per oltre 230 milioni di euro. In linea con il trend nazionale la parte più consistente delle risorse è andata all’arte (88 milioni di euro), seguita da salute pubblica (40 milioni), educazione, istruzione e formazione e ricerca scientifica e tecnologica, entrambe intorno ai 29 milioni, dallo sviluppo locale con 24,5 milioni e, ancora, dall’assistenza agli anziani e dal volontariato, per i quali complessivamente sono stati investiti circa 17 milioni di euro.

L’esperienza perugina si è quindi caratterizzata per una grande attenzione riservata alla sfera sociale, con sanità, assistenza sociale, volontariato e terzo settore che hanno coperto ben il 26% delle erogazioni.

“Ma si può fare di più – ha detto ancora Bianconi. – Di fronte alle conseguenze negative causate dalla forte recessione del sistema economico, prime fra tutte la disoccupazione e la riduzione della capacità di spesa delle famiglie, oggi le Fondazioni sono chiamate a rivolgere un’attenzione crescente alla sfera del sociale”.

Le Fondazioni, ha aggiunto, “sono sempre più chiamate a un ruolo di integrazione e supplenza rispetto a un settore pubblico che dispone di sempre meno risorse finanziarie. È evidente che con rendite decrescenti per i nostri capitali e a fronte di costi operativi che rimangono stabili o tendono a crescere, ciò comporta una maggiore selettività e razionalizzazione degli interventi e impone criteri di scelta che siano davvero rispondenti alle necessità del corpo sociale”.

A livello nazionale le 88 Fondazioni di origine bancaria tra il 2000 e il 2016 hanno erogato oltre 20 miliardi di euro a sostegno di iniziative in vari campi di interesse collettivo, dall’arte alla cultura, dalla ricerca scientifica all’istruzione e formazione, dalla sanità all’assistenza alle categorie sociali deboli, dalla conservazione e valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici allo sviluppo economico dei territori e a tutti quei settori, fra i 21 ammessi dalla legge, che ciascuna Fondazione ritenga di prevedere nel proprio statuto.

“In questi ultimi anni lo scenario in cui ci muoviamo è molto cambiato – ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri -. I rischi sociali a cui il sistema del welfare oggi deve dare risposte sono l’invecchiamento della popolazione, la caduta della natalità, la crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro, l’impatto della globalizzazione sull’occupazione, la forte immigrazione e tanto altro”.