Fratelli da non dimenticare

LA CARITAS diocesana progetta la nuova casa al campo di Leskoc. In quell'area del Kosovo le condizioni di vita della popolazione sono al limite della sopravvivenza

‘Fa’Faleminderìt (grazie); venite a trovarci anche senza portare niente; la cosa più importante per noi è non essere dimenticati’: così un vecchietto che vive con la moglie malata a Budisalc ha salutato la delegazione della Caritas diocesana che il 30 agosto ha concluso la sua esperienza estiva presso il campo della Caritas Umbria in Kosovo. Quest’anno il grosso del gruppo era formato da quattro tecnici, gli ingegneri Mario Franceschetti e Leonardo Tosti, gli architetti Giuseppe Lepri e Marco Lenzi (di Prato), che hanno dato la loro disponibilità per l’elaborazione del progetto della nuova casa del campo, che sorgerà nel villaggio di Leskoc. Hanno potuto prendere visione della realtà del campo, confrontarsi su come concepire la nuova struttura e stabilire una tabella operativa di massima. Il viaggio ha permesso anche di rendersi conto di come è stata utilizzata la raccolta della Quaresima di carità 2004 (8.400 euro), di prendere contatto con le famiglie dei bambini adottati a distanza da eugubini e da persone di altre parti dell’ Umbria. È stata, in definitiva, un”immersione’ nella vita di tanta gente che, nonostante le enormi difficoltà quotidiane e la quasi totale mancanza di prospettive per il futuro, mantiene la sua dignità ed è capace di accogliere chi arriva nella sua casa come se in quel momento fosse la persona più importante del mondo. Sono tanti i sentimenti che ti assalgono quando ti siedi in quelle case poverissime, a volte fatte di una sola stanza, senza bagno e acqua corrente: incredulità, rabbia, impotenza’ Quello che si riesce a fare è ben poca cosa; poche gocce, che alla fine ‘dissetano’ più noi che loro’ Quest’ estate l’acqua, quella fisica, è un vero dramma in Kosovo: moltissime famiglie non l’hanno più neanche per bere, figuriamoci per lavarsi o per le altre faccende. Ci dicevano che ultima volta che è piovuto è stato a giugno. Tanti ci hanno chiesto aiuto per scavare più a fondo i pozzi, ormai quasi asciutti. Un metro di scavo, che viene fatto ancora a mano, costa 70 euro, quando i sussidi sociali (per chi li prende, sia chiaro) vanno dai 40 ai 60 euro e la disoccupazione è oltre il 70%. Chi trova lavoro, in media per pochi giorni al mese, lo fa per 10, o 8 o anche 5 euro al giorno. Ma ciò che ci preme far arrivare a tutti ed alla nostra comunità cristiana in particolare è il senso di gratitudine espresso a tutti quelli che dall’Italia non dimenticano i fratelli nella fede e tutta la gente del Kosovo.

AUTORE: Luca Uccellani