Gioco d’azzardo: i sindaci non hanno più alibi

Sale dove si gioca d’azzardo e distanze da luoghi sensibili. Un tema sempre di grande attualità, su cui è intervenuto il Ministero dell’Interno. Di recente, infatti, ha diffuso una circolare con indicazioni operative su distanze minime da luoghi sensibili di sale gioco, sale Bingo e licenze per attività di scommesse. La competenza in tema di autorizzazione spetta al Questore. La novità, rispetto al passato, sta nel fatto che il Questore è chiamato a verificare non solo la sussistenza dei requisiti stabiliti dalla legislazione di polizia, ma anche da altre fonti normative, quindi il rispetto delle distanze minime stabilite da leggi e regolamenti comunali e regionali. Su questa circolare abbiamo chiesto un parere ad Attilio Simeone, coordinatore del Cartello “Insieme contro l’azzardo”. (Leggi anche la campagna della Regione Umbria contro l’azzardo cliccando qui)

Quanto è importante questa novità? E come si tradurrà nella pratica?
Ora siamo ad un bivio. Il Ministero dell’Economia, che per troppi anni ha esercitato un potere incontrastato nella diffusione oltremodo dell’offerta di azzardo, deve fare i conti con una altra parte dello Stato, il Ministero dell’Interno e le sue diramazioni, Prefetture e Questure. È importante rilevare che, seppur nella gerarchia delle fonti normative la circolare si ponga come atto di indirizzo interno ad una Amministrazione, nel caso specifico, invece, funge da raccordo tra la “normativa” nazionale, opportunamente frammentata, e la normativa regionale nonché la disciplina regolamentare degli enti locali. Questa, a mio modesto avviso, è il vero punto forte della circolare: impone alle Amministrazioni dello Stato di comunicare e di essere parte attiva in un processo di urbanizzazione delle città socialmente sostenibile.

Cosa ha spinto il Ministero ad adottare questa circolare?
Troppi reati sono connessi al gioco d’azzardo lecito, troppo interesse della criminalità organizzata è in stretta connessione con l’offerta di azzardo statale. Questo pone un altro problema che è un po’ un vulnus della citata circolare. Il Ministero dell’Interno evidenzia un pericolo di sicurezza pubblica in tutta l’offerta di azzardo e non solo con specifico riferimento alle attività indicate nell’art. 88 Tulps e precisamente: alle videolottery, alle agenzie di raccolta delle scommesse ippiche, sportive e delle sale bingo.

Quanto ha pesato l’attività di organizzazioni ed enti della società civile che da tempo chiedono il rispetto delle distanze da luoghi sensibili?
Certamente l’attività messa in campo in particolar modo dalla società civile è, tuttora, fondamentale nel contrasto alla diffusione dell’azzardo. Il Cartello “Insieme contro l’azzardo”, esplicazione principale della Consulta nazionale antiusura nonché di tantissime altre associazioni a carattere nazionale, è stato il primo a credere che l’unica risposta credibile a questa piaga potesse venire dagli enti locali. Da anni supportiamo sindaci e governatori nella ricerca di soluzioni credibili proprio quando la politica nazionale implora soluzioni soft. Seppur in assenza di una legge organica, abbiamo creduto che fosse possibile una risposta efficace dal basso. Bisogna riconoscere che i Tar, la Corte di Cassazione nonché la Corte costituzionale, attraverso pronunce di pregio, hanno saputo compensare le vistose lacune del legislatore nazionale. Pubblico riconoscimento va dato solo all’allora ministro Balduzzi per aver avuto il coraggio di promuovere un decreto legge che per la prima volta ha introdotto nella nostra legislazione la parola gioco d’azzardo patologico con riferimento anche all’offerta di Stato.

Quali sono i luoghi sensibili da tenere in conto?
L’osservazione e il monitoraggio potranno offrire una risposta più attendibile possibile. Ogni Comune, nell’ambito del proprio territorio, in funzione della propria economia e dei propri costumi, dovrebbe individuare dei luoghi sensibili. A livello nazionale si dovrebbero riconoscere luoghi sensibili le scuole, le chiese, tutti i luoghi di aggregazione sociale, gli ospedali, le banche, i luoghi maggiormente interessati dal traffico cittadino, i centri storici, nonché le aree metropolitane in cui sono coinvolti strati di povertà.

Un ruolo sempre più importante nel contrasto all’azzardo è attribuito agli enti locali: cosa possiamo auspicare per il futuro?
I sindaci ora non hanno più alibi. Lì dove c’è una disciplina regionale e comunale, questi hanno il dovere di attivarsi. La circolare ha attributo a questi un ruolo attivo. Vigileremo e soprattutto interverremo in tutte quelle situazioni in cui proprio i sindaci non comunicheranno ai Questori in tempo utile il rispetto delle distanze dai luoghi sensibili. A dirla tutta, proprio in funzione degli interessi tutelati, il Ministero dell’Interno avrebbe dovuto evitare l’ipotesi di concessione del titolo di polizia in caso di mancata risposta in tempo utile da parte del sindaco. Il rischio è di vedersi svilire gli effetti di una circolare assunta con coraggio e determinazione. Ma, evidentemente, le “spinte” non sono mancate.

La circolare è stata adottata solo di recente. Da poco si è insediato il nuovo Parlamento. A breve dovremmo avere un nuovo Governo. Quali sono le richieste del mondo dell’associazionismo nella lotta al gioco d’azzardo patologico?
Divieto assoluto di pubblicità in ogni forma e con ogni mezzo, forte limitazione dell’offerta di azzardo, imposizione di un tetto massimo di consumo totale di azzardo entro limiti socialmente ed economicamente sostenibili, radicale revisione della disciplina delle concessioni statali, potenziamento degli strumenti di rilevamento e contrasto in favore delle forze di polizia, accesso al Fondo di solidarietà antiusura per tutte le persone fisiche e non solo per le imprese (ricordiamo che le 30 Fondazioni antiusura presenti su tutto il territorio nazionale rilevano che quasi il 50% dell’usura circolante ha come causa principale il gioco d’azzardo anche lecito), protocollo unico nazionale per la cura e finanziamento dei Lea.

AUTORE: Gigliola Alfaro