Giornata del rifugiato: i dati “senza precedenti” in Umbria

Giornata del rifugiato. I dati relativi all’Ue e all’Umbria. In un anno, nella nostra regione, lo stesso numero di rifugiati che negli 11 anni precedenti messi insieme
Un gruppo di rifugiati libici ospitati a Colleumberto nel 2011
Un gruppo di rifugiati libici
ospitati a Colleumberto nel 2011

Ieri, 20 giugno, ricorreva la Giornata mondiale del rifugiato. Un fenomeno, quello della fuga dai Paesi in guerra, e non solo, che continua a interessare l’Europa – e l’Italia, e l’Umbria – con cifre impressionanti. Si tratta di un flusso ormai tutt’altro che “improvviso”, ma che continua a non trovare soluzioni adeguate.

Per quanto riguarda l’Europa, sono oltre 100 mila le persone provenienti da Paesi terzi che hanno ricevuto protezione nell’“Ue a 27” nel corso del 2012. Fuggitivi provenienti soprattutto da Siria, Afghanistan e Somalia, ma anche da Guinea, Bielorussia, Iraq, Russia.

I dati sono contenuti in un corposo rapporto pubblicato da Eurostat, ufficio statistico dell’Unione europea, che fissa per l’esattezza a 102.700 le domande accolte lo scorso anno dai Paesi aderenti all’Unione, con in testa la Germania (22.200 richieste di protezione internazionale accettate), seguita da Svezia (15.300), Regno Unito (14.600), Francia (14.300). L’Italia è attorno alle 9.000 richieste accettate. I gruppi nazionali che hanno beneficiato del maggior numero di richieste accettate sono i siriani (oltre 18 mila), gli afghani (oltre 13 mila), i somali (8 mila).

Nel 2012 le autorità dei 27 Stati Ue hanno valutato però oltre 400 mila domande di protezione: ciò significa che il tasso positivo di riconoscimento della protezione (asilo, status di rifugiato, protezione umanitaria) non va oltre il 28% delle domande pervenute.

In Umbria, a causa delle ondate di immigrazione dal Nord Africa è stata messa a dura prova – ma ha retto – la rete di accoglienza predisposta tra il 2010 e il 2011. L’anno successivo, tra il 2011 e il 2012, sono infatti diventati 706 i richiedenti asilo e rifugio nella nostra regione, cioè 8 volte più del previsto.

A distanza di tre anni dalla pubblicazione del primo Rapporto regionale sul Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) in Umbria, l’Anci regionale (Associazione dei Comun) ha presentato all’inizio di giugno i dati relativi al secondo Rapporto, che rientra nell’ambito del progetto “Diritto di essere in Umbria”.

Ne risulta che a seguito delle cosiddette “primavere arabe” il fenomeno, negli ultimi due anni, ha comportato importanti cambiamenti sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, della rete Sprar. Sono – come detto – 706 i richiedenti asilo e i rifugiati accolti tra il 2001 e la fine di giugno 2012 in Umbria, provenienti da 44 Paesi, a fronte dei 92 posti disponibili. Di queste 706 richieste di accoglienza, l’80 per cento è stata avanzata da uomini: il 57 per cento ha riguardato uomini adulti tra i 18 e i 27 anni.

Per le tipologie: in questi 11 anni, il 23 per cento dei richiedenti ha chiesto protezione umanitaria, il 16 per cento protezione sussidiaria, il 15 per cento di essere riconosciuto come rifugiato e il 46 per cento lo status di asilo.

La rete Sprar ha insomma subìto uno stravolgimento dalla fine del 2010 e l’inizio del 2011 con l’ondata di immigrazione proveniente dai Paesi del Nord Africa. Basti pensare che l’emergenza “Ena” ha portato in Umbria in poco più di un anno lo stesso numero accolto nei precedenti 11 anni. Una emergenza che l’Umbria ha però saputo gestire bene grazie alla sinergia tra Protezione civile, Regione, Anci, Arci e Caritas.

“L’immigrazione in quest’epoca – ha affermato il presidente di Anci Umbria, Wladimiro Boccali – non può essere considerata una ‘emergenza’ e non può essere affrontata con politiche demagogiche. Lo sa chi sta nel territorio, i Comuni e le associazioni, consapevoli che bisogna creare una rete di accoglienza, che è un insieme di diritti e doveri, quale quella Sprar”.

La vice presidente regionale Carla Casciari si è soffermata su come l’Umbria in poco tempo sia riuscita ad attrezzarsi al meglio per fronteggiare l’emergenza Nord Africa. “La nostra Costituzione – ha ricordato – sancisce il diritto all’asilo a coloro che subiscono violenze e soprusi nei loro Paesi di origine. Naturalmente in questo momento particolare occorre fare una riflessione, evitando la caccia alle streghe”.

L’appello del Papa

Papa Francesco mercoledì ha lanciato un doppio appello: ad aiutare le famiglie rifugiate e a “difendere la vita in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue fasi”. Riferendosi al tema della Giornata mondiale del rifugiato, il Vescovo di Roma ha ricordato che “quest’anno siamo invitati a considerare specialmente la situazione delle famiglie rifugiate, costrette spesso a lasciare in fretta la loro casa e la loro patria e a perdere ogni bene e sicurezza per fuggire da violenze, persecuzioni, o gravi discriminazioni a motivo della religione professata, dell’appartenenza ad un gruppo etnico, delle loro idee politiche. Oltre ai pericoli del viaggio, spesso queste famiglie si trovano a rischio di disgregazione e, nel Paese che le accoglie, devono confrontarsi con culture e società diverse dalla propria”.

Sullo stesso argomento:

Rifugiati: l’intervento di mons. Bassetti

AUTORE: D. R.