I fedeli “più fedeli”

Le nostre comunità parrocchiali hanno sempre avuto bisogno di un certo numero di cristiani credenti, praticanti, impegnati; di persone cioè che hanno una fede profonda e la testimoniano apertamente. E credo che non esista parrocchia in cui lo Spirito del Signore non susciti persone che desiderano ricevere spiritualmente di più per poter dare di più ecclesialmente. E credo anche che stia nella saggezza e nella prudenza del parroco scegliere tali persone, curarle con predilezione, con impegno costante, per farne una piccola comunità di impegnati, aperta alla massa dei fedeli, che spesso vive una religiosità superficiale, se non addirittura superstiziosa. Se ad essi provate a chiedere più coerenza, più impegno nel seguire il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa, vi pigliano per esagerati e fanatici. Questo tipo di cristiani che vive nelle nostre parrocchie è più diffuso oggi che ieri. Per cui sembra quasi di vivere oggi in un mondo senz’anima. L’importante, infatti, è oggi diventato, per molti, non la virtù cristiana, ma il benessere, la libertà da ogni legge e regola che richieda qualche sacrificio da fare. Per cui dobbiamo spesso evangelizzare anche quelli che vengono in chiesa e pensano d’aver fede. L’hanno in certo modo, ma spesso talmente superficiale, incompleta e inoperante da far dubitare se in realtà esista o no. Se infatti in chiesa si celebra per poter poi vivere la nostra fede fuori della chiesa, si capisce bene che una liturgia che resta senza effetto diventa un gesto, un rito, che perderà sempre più significato. E prima o poi sarà destinato all’abbandono. La conclusione dovrebbe esser questa: le nostre comunità ecclesiali hanno sempre avuto bisogno di un certo numero di credenti, praticanti e impegnati. Con questo termine di impegnati si intende alludere a quelle persone che hanno una fede profonda e la praticano nella loro vita e la testimoniano apertamente. Ma non fanno solo questo. Sono anche impegnati a far sì che la parrocchia non sia soltanto una massa di gente che si dice ancora cristiana perché si battezza. Coloro che si considerano impegnati, o meglio coloro che si sentono chiamati dal Signore e dalla Chiesa ad impegnarsi per far di questa parrocchia una comunità di fede è necessario, è urgente che esistano e operino e si organizzino in qualche modo in ogni parrocchia. Questa è stata una necessità di sempre; ma diventa una necessità particolarmente oggi. Altrimenti, se fra parroco e massa informe di fedeli non esiste un gruppo di cristiani impegnati, questa massa scenderà sempre più di livello, verso la mediocrità, l’indifferenza. Ma credo che non esista parrocchia in cui lo Spirito del Signore non susciti persone che desiderano ricevere spiritualmente di più per poter dare di più ecclesialmente. E credo anche che stia nella prudenza e nello zelo del parroco scegliere tali persone, curarle con predilezione, con impegno costante per farne una piccola comunità di impegnati, aperta alla grande comunità dei fedeli. Seguirà, anzi, l’impulso dello Spirito, che sceglie alcuni, dando ad essi il desiderio di una formazione spirituale ed apostolica intensa. Questa vocazione dello Spirito deve essere più attentamente riconosciuta, coltivata sia da parte dei laici che da parte dei Pastori. Se il parroco dovrà dare ad essa tempo e impegno particolare, non farà nulla di nuovo e di strano. Seguirà, in fondo, l’esempio di Gesù, che così fece, curando con particolare predilezione i Dodici.

 

AUTORE: Giovanni Benedetti Vescovo emerito di Foligno