I nuovi “motori” della pastorale in diocesi di Perugia

L’arcivescovo Bassetti spiega la riorganizzazione della diocesi in Unità pastorali
Bassetti in visita all'Isola Polvese

Il processo di rinnovamento della vita pastorale della diocesi è iniziato con la pubblicazione, nel febbraio scorso, del Direttorio che ridisegna il “volto” della Chiesa perugino pievese. “Come sono belle le tue tende! Le unità pastorali: il nuovo volto di una Chiesa missionaria”, è il titolo che contiene le parole – chiave: comunione e missione. “Il progetto delle Unità pastorali è un modo per esprimere l’ecclesiologia conciliare di comunione missionaria al cui interno vengono valorizzati i ministeri e i carismi propri del popolo di Dio” si legge nella Presentazione del Direttorio. Non, dunque, un cambiare tanto per cambiare ma per essere capaci di rispondere alla grande sfida di oggi: la nuova evangelizzazione che si gioca sì sul primo annuncio ma anche sulla formazione e dunque sulla catechesi degli adulti. Per questo accanto alla novità delle Unità pastorali l’arcivescovo, mons. Gualtiero Bassetti, sta rinnovando anche gli Uffici pastorali diocesani perché, spiega, gli uffici insieme al Consiglio pastorale diocesano “devono essere il motore della pastorale”.

L’Arcivescovo sta incontrando i parroci e i consigli pastorali e degli affari economici delle parrocchie delle 32 Unità pastorali. Quando lo incontriamo ha all’attivo 17 incontri, di preferenza insieme al vicario mons. Paolo Giulietti, con presenze che sono variate dalle 40 alle 250 persone a sera per un totale di oltre 1800 laici impegnati nelle parrocchie.

Mons. Bassetti, un impegno gravoso?

“Un impegno che dal lunedì al venerdì mi vede coinvolto tutti i dopo cena. Si tratta di 32 incontri, tante sono le Unità pastorali recentemente stabilite. Posso però contare sulla validissima collaborazione del vicario mons. Paolo Giulietti”.

Come è stata accolta la novità delle unità pastorali?

“L’accoglienza del Vescovo da parte delle persone è buona: la gente è sempre molto affabile. Il progetto, va spiegato capillarmente. In genere io svolgo la prima parte che consiste in una introduzione teologico pastorale mentre don Paolo entra nel vivo delle problematiche”.

Ci sono state obiezioni o sono state prospettate difficoltà tali da rendere incerta la realizzazione dell’unità pastorale?

“Obiezioni e chiarimenti di ogni tipo, ma essendo ormai giunti a metà degli incontri devo riconoscere di non aver percepito alcuna opposizione motivata”.

Quali sono state le domande più frequenti?

“La paura della gente è quella di rimanere senza sacerdote e che le parrocchie siano unite fra di loro indiscriminatamente. La mia risposta è sempre la stessa: da venti anni a oggi non avevamo mai avuto tante vocazioni. In Seminario ci sono 18 alunni ed anche per il prossimo anno qualche giovane è già in arrivo per il propedeutico. In secondo luogo dico che unire, collaborare insieme, vuol dire avere a disposizione più risorse. Inoltre unire, fare ‘unità’ pastorale non significa pianificare o peggio omologare le singole realtà. Anche una piccolissima comunità cristiana sarà rispettata in quelli che sono gli eventi più importanti della comunità stessa e cioè matrimoni, cresime, battesimi, funerali, feste del patrono e così via”.

Crede che il progretto complessivo sia stato ben compreso?

“Non bisogna mai stancarsi nel presentare il progetto e nel rispondere a tutte le difficoltà. Nell’arco di un anno avrà luogo una mia visita pastorale che mi impegnerà per ogni fine settimana almeno tre giorni in ogni singola Unità, inoltre per presentare il cambiamento a tutti i fedeli il Direttorio sarà ‘tradotto’ in un formato più piccolo ed essenziale così che i parroci potranno portarlo in tutte le famiglie in occasione delle benedizioni pasquali del prossimo anno“.

Nelle unità pastorali ci sono specificità che le caratterizzano in modo significativo?

“Un conto è la città, altro il suburbio o la Val Tiberina, o la zona del lago. Le specificità sono tantissime! Anche i piccoli paesi, le frazioni, hanno qualcosa di unico. Le specificità vanno seriamente prese in considerazione. Un’ultima osservazione: molto potrà essere fatto attraverso l’azione convinta e generosa dei sacerdoti, e i laici devono crescere nella consapevolezza delle loro.

AUTORE: Maria Rita Valli