I Prefetti: per città sicure occorre lavoro di squadra: la repressione non basta

Presentato dai prefetti di Perugia e Terni il "Rapporto sullo stato della sicurezza in provincia"

Raggiungere e “mantenere un sistema di convivenza ordinato e pacifico non è compito che si possa delegare in toto alle autorità ed alle forze di Polizia”. E’ questo in estrema sintesi il messaggio contenuto nelle 26 cartelle del “Rapporto sullo stato della sicurezza in provincia di Perugia” presentato sabato scorso dal prefetto Gianlorenzo Fiore (in “contemporanea” con tutte le prefetture d’Italia). Chi dovrebbero essere gli altri protagonisti? Ad un certo punto il Prefetto li elenca: “tutti gli attori sociali, i governi delle città, le categorie produttive, il mondo del lavoro” (che già partecipano al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica) e, con un “ruolo fondamentale”, la politica “dalla quale è lecito attendersi scelte chiare e rapide quando si ha a che fare con temi che coinvolgono i diritti fondamentali delle persone”. Ventisei cartelle per dire tutto quello che le Forze di pubblica sicurezza stanno facendo per rendere più sicure le nostre città, ma anche per mettere i puntini sulle i. A cominciare dal fatto che “risulta chiaramente da tutte le indagini che la paura della criminalità non dipende solo dalla percezione del rischio che effettivamente i cittadini hanno di rimanere vittime di reati quanto, invece, dai cosiddetti “reati soft” che spesso non sono neppure veri reati (e quindi le Forze dell’ordine non possono arrestare i colpevoli n.d.r.) ma comportamenti che denotano disordine sociale: la tossicodipendenza, la prostituzione, il vandalismo, ecc”. Il Prefetto ha condannato anche la “strumentalizzazione e la esasperazione strumentale di fatti” che seppure gravi non giustificano il paragonare certe zone locali al newyorkese Bronx, ed ha ricordato che la provincia di Perugia nelle statistiche sulla criminalità è sotto la media italiana, anche se negli ultimi anni è cresciuta la criminalità “diffusa” legata al mondo della tossicodipendenza, della prostituzione e dell’immigrazione clandestina. Settori in mano agli immigrati, dove, almeno in loco, gli italiani non risultano avere ruoli di comando. Basterebbe dunque chiudere le frontiere per eliminare i problemi? Non proprio, dice il Colonnello dei Carabinieri Enzo Fanelli, e spiega che ci sarebbero meno immigrati arruolati nelle fila della delinquenza se avessero maggiori possibilità di integrazione sociale, ovvero lavoro e casa. Ed infatti la stragrande maggioranza dei 23.000 stranieri regolarizzati nella provincia di Perugia (più le circa 2.600 domande di regolarizzazione accolte) “sono perfettamente integrati”. I fenomeni criminali, ha precisato il Prefetto, “riguardano minoranze, pericolose ma pur sempre minoranze”. Il controllo del racket della prostituzione, dello spaccio della droga e del commercio di persone (immigrazione e tratta delle bianche) è in mano agli extracomunitari (i più organizzati nigeriani, albanesi, colombiani, magrebini per lo spaccio di droga). Preoccupante è la crescita di furti e rapine (gli autori sono per metà italiani). Rapine: dalle 120 del 1998 si è passati alle 200 del 2000; furti: dai 9.747 del ’98 ai 12.701 del 2000 con un lieve incremento dei furti in appartamento e diminuzione dei furti di autoveicoli. Nel triennio sono triplicate le rapine in banca, dove l’arma tipica di bande poco organizzate è diventato il taglierino. Sono bande di massimo tre persone, quasi sempre provenienti da fuori regione. La Prefettura di Perugia più volte “ha richiamato l’attenzione delle banche locali sulla necessità di più attente misure di autoprotezione”. In calo gli omicidi, tre nel 2000, contro gli otto del ’98 e i nove del ’99, anche se nei primi tre mesi dell’anno è stato eguagliato il dato del 2000. Particolare attenzione è stata posta dalle Forze di polizia sull’attività di prevenzione e controllo per evitare infiltrazioni mafiose nei cantieri della ricostruzione, un affare “che può far gola alla criminalità organizzata e ad imprese che ruotano nella sfera di attività della malavita” ha sottolineato il prefetto Fiore. Misure specifiche per reperire manodopera tramite canali ufficiali e controlli nei cantieri sono all’ordine del giorno nell’attività di controllo delle Forze di polizia. Sempre sul versante ricostruzione si registra l’aumento dei furti di materiali edili nei cantieri “ad opera di personaggi che provengono da altre province”, probabilmente aiutati da basisti locali.

AUTORE: Maria Rita Valli