I tagli rovinano anche le scuole cattoliche.

Commenti di presidi e associazioni genitorisulla situazione della scuola

Il Governo taglia i fondi alle scuole pubbliche. Gli insegnanti precari rischiano di restare a casa. E che succede alla scuola privata, a quella cattolica? In Umbria sono poche le scuole cattoliche: quelle che vanno meglio sono le materne gestite dalle suore e qualche elementare. Ma, per il resto, non c’è da stare allegri: si va avanti, con fatica. ‘Il problema degli sprechi nella scuola è reale’, afferma il presidente dell’Associazione genitori delle scuole cattoliche (Agesc), Sergio de Vincenzi, ‘ma i tagli alla scuola non vanno fatti per risparmiare. Papa Benedetto XVI ci dice che il futuro delle nazioni è nell’educazione, don Bosco e don Milani ci ricordano che la buona scuola è fatta soprattutto dagli insegnanti. È verissimo che i sindacati hanno sfasciato l’autorevolezza della scuola e oggi avrebbero poco da lamentarsi, però è ingiusto che i costi della scuola ora ricadano tutti sulle famiglie’. A de Vincenzi fa eco Anna Piazza, responsabile dell’Associazione genitori (A.Ge.): ‘Già sul maestro unico alle elementari il Governo ha annullato d’un colpo quel lavoro di gruppo che è stato una grande conquista per gli insegnanti. La nostra scuola primaria era un modello all’avanguardia per l’Europa intera: sottrarre altre risorse alla scuola pubblica mi sembra irresponsabile’. Don Gianni Colasanti è il direttore scolastico dell’Istituto parificato leonino di Terni: ‘Se la scuola cattolica riversasse oggi su quella pubblica il suo milione di studenti’, afferma, ‘lo Stato italiano spenderebbe subito 6.245 milioni di euro all’anno in più. In realtà’, commenta don Gianni, ‘non c’è competizione con la scuola pubblica, anzi: una scuola paritaria cattolica in buona salute può solo aiutare, sotto il profilo economico, quella pubblica’. ‘Che dire’, esordisce don Pietro Diletti, coordinatore delle attività didattiche del ‘Don Bosco’ di Perugia (dove c’è scuola media, liceo classico e scuola di formazione professionale): i nostri istituti non sono aiutati dallo Stato e dalla Regione. Anzi la Regione ci scrive di non svolgere più determinati servizi, quali l’orientamento, perché i soldi mancano. E, adesso, anche la crisi economica fa la sua parte: sempre più famiglie sono in difficoltà e stentano fortemente a pagare le rette per i figli che studiano da noi. Al Nord’, conclude don Pietro, ‘Regioni quali Lombardia, Veneto e Piemonte erogano fino a 3 mila euro all’anno per ogni studente della privata’. Ancora De Vincenzi dell’Agesc: ‘Un problema vero è anche la forza dell’associazionismo che sostiene la scuola cattolica: in Lombardia l’Agesc ha 5 mila iscritti, in Veneto oltre 11 mila. Numeri impensabili, da noi. Ma non è un caso se, in quelle regioni, la scuola cattolica va alla grande’.

AUTORE: Pa.Gio.