“I testimoni di Genova”

Un brillante giornalista del Sir (agenzia d’informazione della Cei) ha titolato un editoriale della settimana scorsa con l’espressione “testimoni di Genova”, giocando sui termini, e usando una leggera ironia. Testimoni sarebbero i tanti (sembra che saranno tanti) che andranno a protestare nelle forme più diverse, speriamo tutte non violente, contro la riunione degli 8 grandi della terra. Questa vicenda, se ce ne fosse bisogno, fa capire che la storia non è finita e c’è ancora qualcosa da fare e da raccontare. Purtroppo l’oggetto del fare e del narrare è ancora la sorte degli uomini sulla terra e persino la sorte della stessa terra, intesa come pianeta abitabile e accogliente nei confronti della vita. In questa vicenda vi sono due tipi di protagonisti: i politici che discutono dal punto di vista delle leggi dell’economia e dello sviluppo tenendo in mano il timone del potere legittimo e i dimostranti che manifestano desideri ed esigenze, illustrano tragiche situazioni di miseria, reclamano una democrazia mondiale, contestano il potere dei pochi rispetto al diritto di tutti, contrappongono l’assemblea generale dell’Onu come organo rappresentativo dei popoli al G 8, che non rappresenta altro che i più ricchi del mondo. Tra coloro che saranno presenti a Genova molti si dichiarano cattolici, appartengono a sigle cattoliche e persino suore e missionari. Alcuni di loro hanno avuto le prime pagine dei giornali, insieme al card. Tettamanzi e al Papa che ha ammonito i potenti: “Ascoltate il grido dei popoli poveri”. L’evento di Genova sta suscitando un interesse che va oltre la politica e l’economia. Vengono messi in piazza, nella piazza mediatica globale, i problemi dell’intera umanità. E’ giusto che ci si appassioni, anche se non sono da condividere le espressioni di disprezzo di alcuni giornalisti, i quali, con arroganza, sostengono che la verità è tutta e solo la loro. Sono da apprezzare invece quelli che si rendono disponibili al dialogo, come il ministro Ruggiero, e come quei cattolici che dicono “seguiamo il Papa e non le tute bianche”, pur manifestando con lo stile proprio del credente che non si limita a esprimere pubblicamente la sua opinione ma compie anche segni di conversione e di preghiera. Per rendere la vita sul pianeta più umana non basta la politica pur solidale e illuminata come è promesso dai grandi della terra, ma devono cambiare anche gli standard e gli stili di vita dei popoli più sviluppati. A Genova, pertanto, si auspica che avvenga una presa di coscienza planetaria che faccia emergere dal vertice dei ricchi e dalla base che rappresenta i poveri le energie e le risorse necessarie alla soluzione dei gravissimi problemi dell’umanità, da quello della fame a quello delle malattie. C’è il rischio che si ricada nel dualismo dei due blocchi, fermi al fondamentalismo mercantilistico da una parte e a quello dell’ antioccidentalismo ideologico dall’altra. I due fronti perderebbero tempo ed energie per combattersi a vicenda anziché combattere insieme per la giustizia e la pace. E’ certo, come ha detto il Papa ai giovani nella Giornata della gioventù: “non vi rassegnerete!” I giovani, non solo i cattolici, non si rassegneranno. A Genova ci sono i testimoni.

AUTORE: Elio Bromuri