Il dolore passa, il figlio resta

L'esperienza del parto e del dolore. Ne parliamo con Rita Musco psicoterapeuta

Si vorrebbe eliminare ogni dolore dalla vita. Si può dire che sia il desiderio dell’uomo, da sempre e ovunque. Il paradiso è descritto in molti modi, e in tutti nè dolore nè sofferenza sono compresi, ma solo felicità e beatitudine. Però la vita non concede nessuna immunità, neppure in questo secolo ipertecnologico che crea l’illusione di una vita ‘perfetta’. Nulla di strano, dunque, che anche il momento del parto, accompagnato dal dolore, sia visto come momento da anestetizzare con un intervento medico simile a quello necessario prima di un’operazione chirurgica. Il momento del generare, del venire alla luce di un bambino, antico quanto può esserlo l’umanità, naturale come può esserlo il respirare, nel nostro tempo rischia di essere trattato come una malattia, quando malattia non è. Per questo la proposta di estendere più possibile ‘il parto fisiologico indolore’ (vedi articolo sotto) suscita domande su cosa significhi partorire oggi. E l’immagine che ci accompagna in questi giorni è quella di una giovane donna che duemila anni fa ha dato alla luce un bambino, il figlio di Dio. Nulla ci dicono i vangeli, se abbia sofferto o no. Ci raccontano soltanto della grande gioia che ancora oggi sembra contagiarci, forse perchè le donne non cessano di sperimentare la gioia profonda nella loro esperienza del parto. E il dolore, quello che spaventa? Dimenticato, dicono, quasi sempre. Ed è la nostra stessa natura ad aiutarci con un ormone che cancella il ricordo del dolore, ci spiega Rita Musco, psicologa psicoterapeuta, esperta di psicoprofilassi del parto, che per quindici anni ha fatto corsi di preparazione al parto insegnando alle donne un metodo di rilassamento per alleviare i dolori del parto e vivere il momento della nascita del proprio figlio con più consapevolezza e, non ultimo, lei stessa ha avuto tre figli. ‘Non sono una sostenitrice del dolore a tutti i costi, so bene che ci sono casi in cui occorre intervenire, ma – precisa – stiamo dimenticando che il partorire è un fatto naturale, fisiologico, e chi propaganda l’idea che si possa partorire senza dolore non è credibile perchè si può intervenire con l’anestesia solo dopo il travaglio, solo dopo che il corpo della donna si è preparato per far nascere il bambino, altrimenti il parto si blocca, non avviene’. La paura del dolore, spiega la dottoressa Musco, è fatta anche di paura dell’ignoto. La donna incinta, spiega, è più fragile, ha timore per ciò che le sta accadendo; ha paura del dolore fisico che sa di dover affrontare, ma ha paura soprattutto della novità che non conosce, ha timore per il figlio. La domanda classica, appena partorito è ‘vedi se è normale’, ‘vedi se sta bene”. ‘Ho visto donne incinte spaventate all’idea di dover affrontare i dolori del parto, che poi all’ottavo, nono mese non vedevano l’ora di far nascere il bambino perchè ‘non ne posso più’, dicevano. La natura ha i suoi tempi, ci si sente pronti, o anche ci si preoccupa non più per ciò che deve accadere ma se questo momento non arriva, e allora i primi dolori del travaglio quando arrivano sono il segno della normalità e non fanno più così paura’. Fondamentale per Rita Musco è restituire alle donne fiducia nelle proprie potenzialità, sia prima che dopo la nascita del figlio, perchè è questa mancanza che genera ansia, insicurezza. Positiva è la presenza del padre in sala parto. ‘Per fortuna queste cose si affrontano in due, anche l’uomo comincia a prendere conoscenza con la propria parte emotiva. Una presenza utile anche per la donna, a patto che sia preparato, non a ciò che deve vedere ma a ciò che deve sostenere, a dare il suo appoggio con la sua presenza’. Parto fisiologico indolore?La Regione ci provaLa III Commissione consiliare permanente della Regione Umbria ha discusso, nei giorni scorsi, una proposta di legge riguardante le ‘Disposizioni regionali per il parto fisiologico indolore’. Il testo è attualmente all’esame delle commissioni competenti. È dunque intenzione della Regione uniformarsi al piano nazionale, che ha inserito il parto indolore fra i livelli essenziali di assistenza. È la seconda volta che viene presentata tale proposta di legge. Nello scorso mese di maggio la III Commissione aveva interrotto l’iter, affermando che questa materia avrebbe trovato spazio nella bozza del nuovo piano sanitario regionale (2009-2011). Il piano sanitario è proprio in questi giorni in discussione e la riproposizione delle medesime disposizioni sul parto fisiologico indolore fa pensare che la materia non sia stata ampiamente trattata. In Umbria il primo ospedale dove si è iniziata a praticare la peridurale – una ventina di anni fa – è quello di Narni. Poi, però, a partire dal 1996, polo d’eccellenza per il parto fisiologico indolore è divenuto il nosocomio San Giovanni Battista di Foligno. Attualmente anche in altri presidi ospedalieri si pratica l’epidurale per il parto, anche se non in maniera continuativa (ad esempio non 24 ore su 24). ‘Le donne che scelgono la peridurale per concepire il loro figlio/a non sono mamme di serie B; non sono delle madri sconfitte solo perché hanno scelto di non soffrire durante il parto’. A parlare è Giancarlo Nizzi, fino a due mesi fa responsabile della struttura semplice di analgesia ed anestesia ostetrica dell’ospedale di Foligno, ora in pensione. In dodici anni ha praticato 2.400 epidurali. ‘In tutti i Paesi europei e del Nord America – dice – il 40-50% delle donne utilizzano l’analgesia epidurale. In Italia appena il 4%. In Umbria ancora meno. La nostra arretratezza in questo campo, e sono per questo felice che la Regione se ne occupi, deriva da due motivazioni’. La prima è culturale: ‘È molto diffusa la concezione che il dolore del parto debba essere sopportato dalla donna solo per il fatto che tale dolore è finalizzato alla nascita del proprio figlio. Alcuni addirittura parlano del momento verità, in cui la gravidanza ha l’opportunità di dimostrare di essere una donna valida e forte’. La seconda ragione è ‘di carattere organizzativo sanitario: occorre una disponibilità 24 ore al giorno per tutti i giorni dell’anno da parte del medico anestesista. Manca anche un’informazione scientifica corretta fatta da personale qualificato’. È la donna a scegliere, liberamente, di non volere un parto doloroso.

AUTORE: Maria Rita ValliFrancesco Carlini