Il dovere della vigilanza

‘Mettere la pulce nell’orecchio’ è un vecchio detto sapienziale, che si tramanda di padre in figlio, quasi a mettere sull’avviso l’uomo che sta per prendere, come si suole dire, una solenne cantonata. Anche Gesù nel Vangelo esorta alla vigilanza, perché l’uomo non sa a che ora venga il ladro a spogliare la sua casa. Le ore dell’attesa vigilante sono lunghe, non passano mai e l’uomo si addormenta, stanco di vigilare. Magari dorme con un occhio solo, pronto a svegliarsi di soprassalto ad ogni rumore, ma intanto dormicchia e lascia andare il mondo come il mondo, da sempre, vuole andare. È questa, purtroppo, la sorte di chi fa della vigilanza un mestiere. Si cede alla routine, alla fiducia nel compimento del dovere da parte di ciascuno, mentre il ‘mestatore per mestiere’ (il diavolo) lavora sotto sotto e fa le scarpe al povero ‘vigilante’. Carissimo lettore, che forse a stento mi segui nel mio ragionamento, t’invito a porre l’attenzione a ciò che anche i tuoi occhi vedono con sorpresa intorno a te. Succede spesso, quasi fino a diventare triste abitudine, che troppo tardi si aprano gli occhi su situazioni talmente degenerate da sembrare regola di comportamento lecita e consolidata, e, intanto, la mala erba fiorisce e si sviluppa. La regola che informa la vita del cristiano, tuttavia, non è quella dell’accondiscendenza al male, anche se questo si manifesta in forme argute e bene organizzate, ma è quella dell’onestà e della buona fede, che si manifesta nella prassi della ricerca del maggior bene comune possibile, nella ricerca del rispetto fondamentale dei diritti di ciascuno. Non è allora un mero pleonasmo, per ogni buon cristiano, il dovere della vigilanza, ma è questione di coscienza e di retto agire. Insieme, io e te, nella nostra pochezza, molto possiamo fare, nella fiducia che il bene si diffonde da sè, perché possiede in se stesso la forza di trascinare anche altri sulla scia dell’onestà e del bene.

AUTORE: ' Arduino Bertoldo