Il Giubileo che si conclude lascia un carico di speranza

L'Arcivescovo traccia un bilancio ed indica i frutti di questo anno di grazia

Cambiamento, speranza, Spirito. Tre parole che ricorrono spesso nell’intervista che il vescovo di Perugia – Città della Pieve ci ha rilasciato per fare, o meglio, tentare, un bilancio di questo anno di Giubileo, di cosa ha significato, cosa ha portato e cosa lascia come dono per il futuro. Certo è difficile tirare le somme, avverte subito mons.Chiaretti, “perché non si può quantificare l’opera dello Spirito Santo nell’anima delle persone”, però si può dire qualcosa anche perché testimonianze di vario genere ci sono state. “Chiudo il Giubileo con una speranza in più, ho visto tanti gesti di attenzione, le anime si sono smosse e tutti si sono accorti che con il Giubileo qualcosa è cambiato.Questo passaggio di Millennio porta nella Chiesa un carico di grazia”.Tra le testimonianze personali giunte direttamente a lui, c’è quella di una persona che è tornata a parlare di perdono e riconciliazione in una situazione di rottura; quella di chi dopo tanti anni è tornato alla confessione; di un altro che ha deciso di riconsiderare alla luce della fede la propria situazione di divorziato risposato. Piccoli fatti non eclatanti, di quelli che non arrivano sui giornali ma che, moltiplicati in tante persone, sono in grado di cambiare il mondo. Un cambiamento c’è stato rispetto ai timori preconizzati dallo stesso mons.Chiaretti, di una barbara commercializzazione del Giubileo. “I timori si sono ridimensionati perché i pellegrini hanno fatto i pellegrini e non i turisti, tant’è che gli operatori turistici si sono anche lamentati perché le presenze non sono state pari alle attese”. Ma questo è un bilancio che il vescovo lascia ad altri. Ciò che interessa alla Chiesa è l’evento spirituale che ha trovato espressione nei pellegrinaggi. Numerosi quelli a Roma di parrocchie o associazioni che si sono organizzate autonomamente o che si sono avvalse del supporto organizzativo dell’Ufficio diocesano per la pastorale dei pellegrinaggi diretto da Carlo Pula (entrato in funzione, purtroppo, solo nel mese di giugno, e che fino a Novembre ha accompagnato a Roma 13 parrocchie e vari gruppi ecclesiali).Numerosi sono stati anche i gruppi spontanei organizzati nei luoghi di lavoro (es. dipendenti della Regione, di una banca o di una società), e non è mancata la partecipazione diocesana alle Giornate dedicate alle varie categorie (dai giornalisti alle famiglie ai giovani agli universitari alle associazioni laicali e così via). “Il Papa ha avuto una parola per tutte le categorie – commenta mons. Chiaretti – e le ha idealmente strette, tutte, in un grande abbraccio”. Non c’è stato un pellegrinaggio ufficiale della Diocesi, a Roma, come aveva già chiarito il Vescovo che però ha partecipato a diversi pellegrinaggi tra cui quello dei sacerdoti. L’unico pellegrinaggio diocesano ufficiale, guidato dallo stesso Arcivescovo, è stato quello dei Ministri laici che ha raccolto circa 1250 persone. “E’ stato un pellegrinaggio speciale nel quale il Papa ci ha confermato la bontà della scelta pastorale dei ministeri laici” ha commentato mons.Chiaretti. Il cuore del giubileo in diocesi, però, sono stati i pellegrinaggi ai santuari mariani, ai quali il Vescovo ha sempre partecipato. Il bilancio è positivo, non solo per i numeri (dove più dove meno tutti sono stati partecipati, anche in quelli in cui non c’era una tradizione) ma soprattutto per la “qualità” della partecipazione. “La cosa più bella è stata vedere anche 20 preti impegnati a confessare, ed ogni pellegrinaggio prevedeva un cammino penitenziale, la celebrazione del sacramento della confessione, l’Eucarestia, e, spesso, anche la festa, tutti insieme alla fine della messa”. Tra le giornate che il Vescovo porta nel cuore, e con lui molte parrocchie e famiglie e semplici fedeli e cittadini, ci sono quelle dei giovani accolti in diocesi dal 10 al 14 agosto, la grande festa in piazza IV novembre, che hanno fatto respirare alla chiesa perugina l’aria fresca della speranza e dell’entusiasmo dei giovani. Ma il Giubileo non sarà solo un anno da ricordare perché ci sono i frutti da coltivare, una “eredità” da far fruttare, a cominciare dalla crescita della conoscenza e della comunione tra le parrocchie che spesso hanno preparato come Zona i pellegrinaggi ai Santurai mariani. E’ cresciuto anche l’impegno nella carità, che ha dato frutti concreti quali la raccolta di fondi per la remissione del debito di Paesi poveri, la realizzazione di una ‘mensa per i poveri’ che aprirà nei prossimi mesi presso la parrocchia dell’Oasi e la costituzione di un gruppo di volontari che lavorano per la liberazione delle schiave del sesso. Vi è poi la riapertura del Seminario e Centro diocesano vocazionale a Montemorcino, la realizzazione di un Centro culturale diocesano basato sulla esistente Scuola diocesana di teologia, che avrà il compito di realizzare corsi brevi ed a tema. Il frutto più importante, conclude l’Arcivescovo, sarà “la visita pastorale che inizierà a metà anno”. Nel frattempo mons.Chiaretti ‘visiterà’ i parroci delle Zone pastorali, per ascoltare ed insieme cominciare a cercare risposte sul come fare la “nuova evangelizzazione”.

AUTORE: MariaRita Valli