Il liberalismo come non ve lo avevano mai raccontato

STORIOGRAFIA. Un ponderoso volume fa il punto su una corrente politica e filosofica spesso studiata in modo unilaterale
L’Europa in una carta del 1595
L’Europa in una carta del 1595

Ben 1.248 pagine per raccontare la Storia del liberalismo in Europa (traduzione dal francese pubblicata da Rubbettino, 2013, euro 56), che riporta i risultati di un seminario internazionale tenuto a Parigi tre anni fa. Jean Petitot, in una lettera di presentazione, afferma di “provare una grande ammirazione per i pensatori liberali italiani, repubblicani e laici, da Cavour a Bobbio…” e per questo ha voluto che fossero ben rappresentati nel seminario e nel volume. Un volume ponderoso e impegnativo in cui sono raccolti i saggi di 38 autori, filosofi, economisti, giuristi, politologi, storici, sociologi francesi, tedeschi, italiani, americani e di altre nazionalità, coordinati da Philippe Nemo e Jean Petitot. Apre l’elenco degli autori, Dario Antiseri, molto conosciuto e apprezzato in Italia e all’estero, che firma, insieme a Enzo di Nuoscio, la Premessa alla traduzione italiana ed è anche autore di due saggi: Due figure del cattolicesimo liberale nel sec. XX: Luigi Sturzo e Angelo Tosato (pp. 705-732) e L’epistemologia di Popper. Razionalismo critico e liberalismo (pp. 1069-1112). Antiseri è un umbro, formato nell’Università di Perugia dove è stato apprezzato docente e cui è rimasto sempre legato. Dai suoi due saggi, soprattutto dal primo si può, con evidenza, individuare il taglio dell’opera, che vuole essere innovativa rispetto alla letteratura sul liberalismo europeo di tipo settoriale, che ha tendenzialmente escluso alcuni filoni di matrice cristiana e cattolica. In questo senso, l’opera curata da Nemo e Petitot mostra che matrici di pensiero liberale possono ritrovasi anche in periodi precedenti all’epoca moderna e persino nel Medioevo e nella Scolastica. Per tale motivo il volume si pone in una prospettiva di rinnovamento degli studi e in dialogo con la classica opera la cui impostazione finora è stata considerata dominante: la Storia del liberalismo europeo di Guido De Ruggero (Laterza, 1925, 2a ed. 2003).In maniera più esplicita i curatori, nell’Introduzione generale, dichiarano esplicitamente che non vogliono trattare del liberalismo come partito politico o corrente filosofica specifica, ma intendono “analizzare le tradizioni europee non anglosassoni del liberalismo, intendendo per liberalismo la teoria dell’unità filosofica, politica ed economica delle libertà” (p. 13). In questa prospettiva intendono sfatare l’idea che il liberalismo sia una peculiarità anglosassone, di origine inglese e americana.

La ricerca svolta con tale prospettiva non è di tipo ideologico-dottrinario, ma storico, sotto forma di ricerche monografiche svolte da singoli specialisti. L’allargamento dell’orizzonte si esprime in maniera diffusa nel saggio che apre la prima parte, di Philippe Nemo, su Le fonti del liberalismo nel pensiero antico e medievale, che analizza la polis greca, il pensiero stoico, il Diritto romano e aspetti della sapienza biblica. Un saggio che dà il tono a tutto il volume. Non manca un epilogo affidato a Barry Smith, che vuole in qualche modo dare voce a quel mondo anglosassone che è stato escluso dal volume, e vuol essere anche un discorso sulla “civiltà” per verificare se possa esistere un criterio di valutazione e apprezzamento dell’una e dell’altra in base a parametri quali la felicità del popolo, l’osservanza dei principi etici – sempre nella prospettiva di un ordinamento liberale della società, che deve essere valorizzato e riconosciuto non per i vantaggi materiali che produce, come oggi si sostiene, ma perché “permette di massimizzare la possibilità che le persone conducano vite significative” (p. 1233). Per avere un’idea generale della vastità degli argomenti trattati nel volume, elenchiamo le parti di cui si compone. Prima parte Le origini, seconda parte Il liberalismo francese, terza parte Il liberalismo italiano, quarta parte Il liberalismo tedesco, quinta parte Il liberalismo austriaco, sesta parte Altri Paesi dell’Europa occidentale. Ognuna di queste parti include dai cinque ai dieci contributi di autori diversi. Si può dire una grande opera frutto di lavoro collettivo, che rimarrà come un pilastro nell’ambito della storiografia europea.

AUTORE: Elio Bromuri