Il pane è “santo”

Nocera Umbra. Il valore sempre attuale della festa di san Tomasuccio

Nel 1319 a Valmacinaia nei pressi di Lanciano, a Nocera Umbra, nasceva il beato Tomasuccio. La sua famiglia possedeva terreni e la sua casa era aperta ai bisognosi. A 24 anni si ritirò, eremita, sul Serransanta prima di iniziare la vita di predicatore itinerante in numerose città del centro e nord Italia. Donò ogni suo avere al Comune di Nocera che, con le rendite di quel patrimonio, potè distribuire il pane ai poveri della città, provvedendo a renderlo riconoscibile imprimendoci un apposito timbro. Morì a Foligno nel 1377 dove è sepolto nella chiesa di S. Agostino. Quando il 19 settembre 1744 Nocera Umbra fu liberata, per mano degli spagnoli, dall’esercito austriaco insediatosi all’interno delle mura cittadine, i nocerini collegarono il fatto con il coincidente anniversario della traslazione del corpo del Santo, ritenendo di essere stati da lui, ancora una volta, protetti e salvati. Trovò così nuovo vigore la devozione a san Tomasuccio, che indusse le autorità civili a riprendere l’usanza della consegna del pane. Da allora il 19 novembre di ogni anno si ripete la tradizione della distribuzione a tutti i cittadini del “pane di san Tomasuccio”. Una storia semplice e sconosciuta ai più, relegata nel novero delle tradizioni, perché nei Paesi industrializzati la fame e la miseria sono ormai ricordi lontani. Eppure, leggendo l’ultimo rapporto della Fao, si scopre che per oltre un miliardo di persone nel mondo la miseria e la fame rimangono una triste realtà quotidiana. Muore un bambino ogni sei secondi, per malattie e denutrizione, e il numero di coloro che soffrono la fame ha raggiunto un picco storico proprio nello stesso momento in cui si rileva il più basso livello di aiuti alimentari mai registrato. Ma se ai tempi di Tomasuccio mancavano i mezzi tecnici ed economici per debellare la fame, oggi tutto ciò rappresenta un ingiustificabile motivo di vergogna, dipendente solo dalla mancanza di una vera volontà politica. Nel corso della storia sono cambiate molte cose, si sono combattute guerre e ribaltati equilibri, ma non si è nemmeno scalfito il valore del messaggio d’amore e carità evangelica testimoniato anche da san Tomasuccio e la cui forza ed attualità sono ribadite nell’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate. Testimonianza concreta ne sono le numerose iniziative che alimentano, nel mondo, quel fuoco che riscalda più di ogni altro e che si chiama speranza. Oggi come 2.000 anni fa.

AUTORE: Massimo Bontempi