Il Papa ad Assisi trovò il Paradiso

Questa volta, ancora un giovedì 4 ottobre, festa di san Francesco – come nel 1962, a 50 anni di distanza dal pellegrinaggio di Giovanni XXIII -, Papa Benedetto XVI esce dalla Città del Vaticano e si reca a Loreto, il più antico e nobile santuario mariano. Nel 1962 il Papa di allora venne anche ad Assisi. Fu un memorabile pellegrinaggio in treno, che si fermava o rallentava in tutte le stazioni ferroviarie per consentirgli di salutare la folla che accompagnava festosamente per tutto il tragitto il Papa insolitamente divenuto pellegrino e viaggiatore come un qualsiasi mortale. Era, infatti, la prima volta dal 1857 che un Pontefice usciva dai confini di Roma e del Lazio per recarsi in territori appartenuti per secoli allo Stato Pontificio. Un fatto che ha reso familiare la figura del Papa, riconosciuto come il “Papa buono”. In ambedue i santuari, cari al popolo italiano, Giovanni XXIII venne ad implorare l’intercessione di Maria e di san Francesco per l’imminente apertura del Concilio Vaticano II che si sarebbe aperto la settimana successiva, esattamente l’11 ottobre. Anche Benedetto a Loreto ha implorato Maria per l’esito dell’Anno della fede e del Sinodo dei vescovi che trovano ispirazione nel ricordo del Concilio. In attesa di poter raccontare qualcosa del pellegrinaggio di Benedetto XVI a Loreto, su cui – a motivo dei tempi di stampa del settimanale – non siamo in grado di dare informazioni, mi pare opportuno che noi fedeli e cittadini dell’Umbria ricordiamo la visita di Giovanni XXIII e il calore delle sue parole. Noi, alcuni di noi, c’eravamo andati a piedi in una delle prime marce/ pellegrinaggi che da allora per molti anni abbiamo fatto: la marcia ecumenica Perugia-Assisi per giovani universitari cristiani e di altre religioni. La folla e il clima di festa erano tali che alcuni giovani francescani salirono sul tetto davanti alla piazza della Basilica inferiore. Il Papa, in un discorso entusiasta, riletto a 50 anni di distanza, persino enfatico, si chiese che cosa rendesse così affascinante Assisi, abbracciando in una stessa visione Santa Maria degli Angeli e il colle del Paradiso: “Due nomi luminosi segnano il punto di arrivo ad Assisi e il centro ideale di questa città: alla soglia Santa Maria degli Angeli; al vertice il colle del Paradiso, risonante del nome di Francesco. Questo intreccio soave di celesti splendori basta ad esprimere subito la tenerezza di cui son riboccanti i cuori”. Alla elevazione spirituale piena di sentimento Papa Giovanni aggiunge che “l’edificio della civiltà” si costruisce sulla virtù praticata e sul desiderio ardente della santità: “L’uomo è in grado di usare rettamente il dono della libertà, fino a realizzare la giustizia, fino a preservare e a costruire la pace”. Prendendo lo spunto dal luogo chiamato “colle del Paradiso”, indica in Francesco il modello di chi si spoglia di tutto per non mancare la meta della santità. “Qui con san Francesco – dice – qui siamo veramente alle porte del Paradiso… dove tutta l’umana sapienza, le ricchezze secolari, tutto ciò di cui il mondo si pasce sotto vari nomi: fortuna, grandezza, politica, potenza e prepotenza… tutto dinnanzi a questa dottrina si arresta e si infrange”.

(Il testo integrale del discorso di Giovanni XXIII si può trovare sul sito del Vaticano www.vatican.va).

AUTORE: Elio Bromuri