Il Pd deve riguadagnare 20 anni di fusione ‘differita’

L'OPINIONE: cattolici e politica

La costituzione del Partito democratico, lo svolgimento della Settimana sociale della Chiesa italiana e la scomparsa del prof. Pietro Scoppola sono tre avvenimenti che suggeriscono alcune riflessioni ai cattolici attenti alle vicende politiche italiane. La nascita del nuovo partito porta a compimento un processo di avvicinamento tra le forze politiche di ispirazione cattolica e quelle di ispirazione laica e socialista che prese avvio con la seconda legislatura repubblicana, con la laboriosa nascita dei governi di centrosinistra, auspici in particolare Amintore Fanfani e Pietro Nenni, e successivamente si sviluppò con quelli di solidarietà nazionale, artefici Aldo Moro ed Enrico Berlinguer. Il processo si interruppe alle soglie degli anni Ottanta, per ragioni di carattere internazionale (lo scoppio della ‘seconda guerra fredda’) e di carattere interno: le vischiosità ideologiche da cui erano afflitti i maggiori partiti italiani. Si inceppò ulteriormente dopo la caduta del muro di Berlino e la fine traumatica della ‘Prima Repubblica’. Si è giunti solo ora alla nascita di un nuovo partito di centrosinistra che aspira ad essere protagonista di una stagione di riforme nel Paese. Il ritardo con cui questo è avvenuto desta qualche preoccupazione sul futuro del nuovo partito, che si trova alle prese con un quadro politico, sociale ed economico alquanto deteriorato. Il nuovo partito oggi non ha con sé la forza dei numeri che avrebbero avuto negli anni Ottanta la Dc e il Pci insieme; quindi, pur essendo oggi – almeno sulla carta – il primo partito italiano, ha un compito reso più difficile dall’essere minoritario nello schieramento politico del Paese. Di conseguenza è resa più difficile la realizzazione di un progetto riformista. Ma quel che crea maggiori difficoltà al nuovo partito è, come si è detto, il degrado della società italiana che con gli anni è cresciuto. Al riguardo bastano alcuni esempi. Oggi si è irrobustito, rispetto al passato, il potere delle varie corporazioni, gelose custodi dei propri privilegi, come si è visto in occasione delle vittoriose resistenze opposte ai pur timidi tentativi di scalfirne i privilegi, posti in essere dal ministro Bersani. L’ondata liberista che ha preso le mosse dagli anni Ottanta ha portato alla privatizzazione di molti servizi e apparati produttivi prima gestiti dallo Stato, ma in molti casi la privatizzazione si è risolta in vantaggi per i grandi gruppi industriali e finanziari, con tendenze oligopolistiche e scarsi benefici per i cittadini consumatori. La stessa ondata liberistica ha portato alla crescita del lavoro precario, cosa che in un Paese come l’Italia, dove le opportunità occupazionali sono scarse, condanna all’incertezza del futuro proprie le forze più innovative. A tutto questo si aggiunga il fatto che intere aree del Paese sono letteralmente in mano alla criminalità organizzata, la quale, smessa la strategia stragista propria di Totò Riina, preferisce oggi una più proficua gestione dei propri affari all’ombra compiacente di politici senza scrupoli. Se dunque il nuovo partito ha di fronte a se compiti ardui, è tanto più importante per i cattolici dare fiducia al suo progetto riformatore. Il loro ruolo nei confronti e all’interno del Partito democratico si caratterizza soprattutto per il forte bagaglio di idee di cui sono portatori, come si è evidenziato in occasione della Settimana sociale. Idee che fanno perno in modo particolare sul concetto di solidarietà sociale, tutta da riscoprire in un Paese dominato dalle corporazioni; sull’attenzione alla parte più debole della popolazione, sull’accoglienza nei confronti dei migranti, sull’esigenza di coniugare l’allocazione ottimale delle risorse con l’equità, sulla cooperazione internazionale nei rapporti tra gli Stati, sulla valorizzazione del principio dell’integrazione sul piano europeo, sull’aspirazione alla pace. Con la nascita del Partito democratico i cattolici ha ormai tagliato i ponti con ogni residua istanza di aggregazione su base confessionale, e sono soli, ognuno con la propria identità cristiana e la propria coscienza, di fronte alle scelte politiche, in un partito che raccoglie tante e diverse ispirazioni originarie. Ma questo non deve spaventarli: oggi più che mai essi devono sentirsi lievito in una società secolarizzata. Li conforta anche una tradizione di impegno politico, sociale e civile che ha contribuito in maniera non marginale alla crescita del Paese, e consente di guardare con fiducia agli impegni futuri. E credo che conforti in questo momento il ricordo della figura di Pietro Scoppola, un uomo che, come ha ricordato il cardinale Achille Silvestrini nell’omelia in occasione del suo funerale, ha saputo coniugare come pochi altri in Italia la fedeltà alla Chiesa con l’ascolto della sua coscienza. Oggi la sua esperienza dovrebbe essere un modello per tutti i cattolici che, pensosi del bene comune e rettamente formati, guardano all’impegno politico nelle nuove prospettive che si sono aperte con la nascita del Partito democratico.

AUTORE: Luciano Tosi